Congedo parentale ai padri, la mini rivoluzione del Trentino

Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore allo sviluppo e al lavoro della regione Trentino, è convinto che le responsabilità di cura familiari debbano essere diffuse anche tra i padri, oltre che tra le madri, e che solo così si possa incentivare la permanenza nel mercato del lavoro per le donne con figli. Perché per raggiungere due obiettivi (più coinvolgimento dei papà nella cura da un lato, e più sostegno all’occupazione femminile dall’altro), potrebbe bastare un unico strumento: un congedo di paternità più avanzato.

Per questo motivo, ha proposto l’idea alla Giunta provinciale di Trento, che ha accolto e portato avanti la delibera. E nella regione Trentino è ora realtà: i padri che, al posto delle madri, utilizzano il congedo parentale e decidono di occuparsi dei figli, vengono sostenuti con 350 euro ogni 15 giorni per un massimo di quattro mesi per figlio fino ai 12 anni di età.

«È una battaglia di civiltà ma anche un aiuto concreto che diamo ai genitori. Con questa novità intendiamo sostenere le madri che lavorano, agevolando al tempo stessi i padri che si rendono disponibili a ‘staccare’ per un periodo, anche più frazionato rispetto a quanto stabiliva la misura precedente» ha detto Olivi.

Con la nuova delibera, il Trentino Alto-Adige è pronto anche a semplificare le cose: l’indennità non sarà più pari al 30% della retribuzione del genitore, ma si tratterà di una somma forfettaria calcolata sulle medie erogate dall’Agenzia del Lavoro negli ultimi anni – senza che nessuno debba più fornire la busta paga.

E mentre nel resto del Paese la legge prevede ancora che i padri possano prendere solo due giorni di paternità obbligatoria per poi dividersi, insieme alla madre, fino a 11 mesi di congedo facoltativo entro il sesto anno di età del figlio, dovendo rinunciare al 70% dello stipendio (contro il 20% a cui rinunciano gli svedesi e il 35% i tedeschi), quella del Trentino Alto-Adige è una minirivoluzione che segna che qualcosa, nella cultura della genitorialità anche italiana, si sta muovendo per il verso giusto: quello compartecipativo.

Sebbene il congedo retribuito sia spesso considerato un tema che interessa unicamente le donne lavoratrici, è in realtà di fondamentale importanza anche per gli uomini. Infatti, le politiche che assicurano ai padri un periodo di tempo da dedicare alle loro responsabilità familiari, oltre a soddisfare le richieste di lavoro, possono aumentare significativamente il benessere personale ed economico delle famiglie.

Il congedo di paternità può promuovere il legame genitore-figlio, può offrire reali vantaggi alle famiglie lavoratrici e, soprattutto, può aumentare l’equità di genere a casa e sul posto di lavoro. Anche l’Ocse ha confermato che, quando i padri usufruiscono dei congedi di paternità, le madri hanno più possibilità di impegnarsi in ufficio in ruoli full-time, con effetti positivi sulla partecipazione e sulle retribuzioni della forza lavoro femminile. E poco ci vuole per rendersi conto che l’aumento del reddito delle madri è un risultato positivo sia per tutta la famiglia, sia per la società intera. Per non parlare del fatto che, nel momento in cui un datore di lavoro sa che le possibilità di assenza per l’arrivo di un figlio sono le stesse per entrambi i genitori, ci saranno meno pregiudizi nella scelta di una candidata donna.

Articoli correlati