Dal Politecnico di Milano arriva POP per le pari opportunità

Al Politecnico di Milano, tra studenti, docenti e personale, arrivano ogni giorno 50.000 persone. Un ateneo prestigioso, quello del PoliMi, storicamente frequentato in prevalenza da uomini.

Anche se nell’ultimo ventennio le cose sono cambiate, le studentesse continuano a rappresentare solo un terzo del totale. Soprattutto nella facoltà di Ingegneria la percentuale femminile sfiora a malapena il 24%. Addirittura, ad Ingegneria Meccanica il 6,5%, ad Ingegneria Elettrica il 7%, Ingegneria Informatica il 9,4%. Allo stesso modo, tra i professori solo il 26% è donna.

Già nel 2017, il Rettore Ferruccio Resta aveva annunciato di aver avviato una serie di programmi per incentivare le iscrizioni delle ragazze: come il mentoring al femminile insieme a Barilla e Vodafone, il progetto “Le ragazze possono: dal dire al fare”, o l’adesione con Valore D.

Nel 2018, in collaborazione con Valore D, l’ateneo ne ha messa in moto un’altra, di iniziativa che promuove l’inclusione e la diversità. Si chiama “POP Pari Opportunità Politecniche” ed è un piano d’attacco strutturato su 5 linee strategiche: cultura, nazione e religione (Multicultural Pop); orientamento sessuale (Pride Pop); diverse abilità (Multichance Pop); benessere psicologico (Wellbeing Pop) e identità di genere (Gender Pop). L’ultimo punto, in particolare, si rivolge, da un lato, alle studentesse delle scuole medie e superiori affinché scelgano un percorso universitario STEM, dall’altro, è indirizzato a chi questo percorso lo ha già iniziato (incluse dottorande e ricercatrici), affinché sia garantito un supporto all’ingresso nel mondo del lavoro. Nei fatti, si tratta di borse di studio per frequentare il TechCamp estivo del Politecnico su robotica e intelligenza artificiale, incentivi economici per riprendere il lavoro dopo la maternità e asili nido gratuiti.

L’iniziativa è stata attivata dopo che l’Osservatorio del Politecnico ha reso noti alcuni dati allarmanti sui percorsi delle proprie Alumnae. Infatti, durante gli anni di studio le ragazze hanno in genere risultati migliori rispetto ai compagni maschi, eppure, una volta laureate, guadagnano in media 265 euro in meno al mese. Non solo gli stipendi, ma anche i contratti sono peggiori: solo il 37,7% delle ragazze riesce a ottenere un indeterminato, a fronte del 51,8% dei ragazzi.

 

 

 

 

 

 

C’è da dire, comunque, che i progetti per le pari opportunità lasciano ben sperare, soprattutto dal momento che hanno avuto una certa eco anche in atenei come Bocconi, Bicocca e Università degli Studi, dove è stato dato il via ad iniziative simili. Ora mancano solo le aziende che ancora sono rimaste indietro. E ha detto bene Donatella Sciuto, prorettore del Politecnico: «Nel sostegno alle politiche per l’inclusione, adesso vogliamo coinvolgere anche le imprese».

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