In tempo di crisi, si sa, è difficile avere successo nel mondo del lavoro. Trovare la professione dei nostri sogni lo è ancora di più, a maggior ragione se si è donne e con famiglia. Dati alla mano, basti pensare che nel nostro Paese il carico di cura dei bambini e delle faccende domestiche ricade per il 70% sulle spalle delle donne.
Ma non tutte si danno per vinte. Anzi, per vincere la crisi si rimboccano le maniche. Un esempio? Tra marzo 2012 e marzo 2013 hanno fondato 1.424.798 imprese, il 23,5% del totale secondo Unioncamere. Alcune di loro preferiscono le nuove professioni, le start up, la finanza, altre, invece, si lanciano sui vecchi mestieri. Proprio di queste ultime parla un articolo di F, nella sezione Real Life. Sono mamme che allevano mucche, filano la lana, pescano, producono miele. Molti ritengono che le loro professioni siano ormai superate, e invece, se reinterpretate in chiave moderna, possono essere la risposta più giusta alla crisi, regalando soddisfazioni anche economiche – raccontano a F. Ecco le loro storie.
Maria Rinaldi, 53 anni, sposata e mamma di 3 figli. Con i soldi delle nozze, lei e il marito hanno acquistato 4 mucche e fondato un’azienda agricola nel Gargano. Oggi le mucche sono circa un centinaio. La mattina sveglia all’alba e il latte è pronto già alle 7.30 per essere spedito al caseificio. L’attività ha permesso loro di acquistare una casa a Manfredonia, dove si stabiliranno una volta in pensione.
Angela Capacchione, 29. È decoratrice: realizza carta da parati e maioliche, a mano o in digitale. Si è creata un sito pagando il dominio 20 € al mese e poi, grazie anche a Instagram, la sua attività è decollata.
Le sorelle Giusy e Antonella Donato, 30 e 34 anni. Hanno rilevato l’impresa di pesca del nonno a Messina. Ma il nonno era contrario: temeva che il lavoro sarebbe stato poco redditizio. E invece Giusy e Antonella sono riuscite a trasformare la pesca tradizionale in pescaturismo e show cooking, riscuotendo tanto successo.
Valeria Gallese, 38, mamma di due. Punta tutto sulla lana, trasformando quella sporca proveniente dalle greggi del Gran Sasso in capi fatti a mano tinti con colori vegetali e con il Montepulciano d’Abruzzo, e li rivende online. L’idea di lavorare con la lana le è venuta in mente studiando veterinaria e approfondendo le produzioni di allevamenti bovini.
Elena Pardini, 28. Al lavoro d’ufficio ha preferito l’apicoltura. Insieme al marito ha 100 arnie da cui viene estratto miele d’acacia, castagno, millefiori ed erica. Si è calata nella cultura rurale nonostante sappia che è difficile prevedere i risultati: alcune stagioni sono molto redditizie, altre lo sono meno.
Angela Sottile, 34. È una restauratrice di tele, tavole e strutture in legno policrome: una passione che le ha trasmesso il papà, con cui lavora. È un mestiere in cui serve tanta pazienza, infatti a volte capita di lavorare per un giorno intero solo su 10 centimetri di affresco. Ma di una cosa è certa: se non c’è futuro per i restauratori in Italia, dove altro dovrebbe esserci?