La Head of Communication & Public Affairs di Valore D Anna Zavaritt, nel suo pezzo pubblicato sul magazine AXA Tonic, ci ricorda che l’equità di genere non è solo un diritto per le ragazze, ma un’opportunità per le aziende.
Ormai le donne rappresentano il 59,2% dei laureati, e sempre più sono specializzate in discipline STEM. Eppure, se tra i neo assunti la percentuale di uomini e donne è quasi allo stesso livello, solo il 20% delle collaboratrici viene promosso a ruolo di manager. Un tasso di dispersione non da poco, a cui bisogna fare attenzione.
Infatti, se l’azienda non fa crescere il proprio capitale femminile, rischia sul lungo termine di non saper più esprimere innovazione, problem solving e visione strategica – capacità che risultano invece tipiche di un team inclusivo. Anche a livello finanziario, gli studi confermano che maggiore è la diversità interna, migliore è la performance. Addirittura, se in Italia il tasso di occupazione delle donne fosse pari a quello maschile, il PIL crescerebbe del 7% circa. Dici poco?
E allora qual è il disincentivo all’assunzione e scalata femminile nel mercato del lavoro? Per una donna su due il problema è la cultura aziendale.
Come ci ricorda Anna Zavaritt, è proprio su questa cultura che Valore D opera. Nel 2017, infatti, «il 50% delle persone che hanno partecipato a corsi sulla leadership hanno avuto un effettivo avanzamento di carriera; il 64,6% delle aziende che hanno partecipato ai SharingLab® hanno strutturato un piano di Smart Working; l’89,2% delle aziende che hanno partecipato alle attività di Valore D hanno introdotto sistemi di welfare».
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