Giornata internazionale delle persone con disabilità: quale la strada verso l’inclusione?

La giornata internazionale delle persone con disabilità è stata istituita dalle Nazioni Unite a partire dal 1981. È una giornata che mira ad aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità.

Il focus di questa giornata, cosa che spesso si tende a dimenticare, sono le persone con disabilità, non la disabilità direttamente. La disabilità è una caratteristica non totalizzante che però deve essere presa in considerazione quando la società crea una discriminazione nei confronti di un gruppo con quella determinata peculiarità.

 

Disabilità, abilismo e mondo del lavoro

Nei confronti delle persone con disabilità* c’è una discriminazione sistemica che nasce da una narrazione biunivoca fin dai primi anni scolastici: la persona disabile o è “poverina” o è “un esempio da seguire”, non c’è via di mezzo. Pietismo o ispirazione (per gli altri).

Questa narrazione abilista** si interseca nella nostra cultura e crea una vera e propria esclusione, di cui abbiamo una grande conferma in ambito lavorativo.

Nonostante la povertà di dati su questo tema, a dimostrazione che il lavoro da svolgere è ancora molto, sappiamo che in Italia solo il 35,8% di persone con disabilità ha effettivamente un’occupazione (dati ANDEL 2021). Percentuale molto bassa rispetto al tasso medio europeo (superiore al 50%) e anche rispetto alla percentuale di persone senza disabilità occupate in Italia (57,8%).

Un altro dato interessante è che le persone con disabilità abili al lavoro tra i 15 e i 64 anni che non hanno un impiego sono circa un milione ma, nonostante le 800.000 persone iscritte al sistema pubblico di collocamento, solamente il 2,5% di esse riescono ad essere effettivamente inserite in azienda.

Dai dati emerge che chi ha una disabilità è quindi alla ricerca attiva di un lavoro, anche attraverso il supporto del sistema pubblico, ma si muove in un mercato in cui non c’è posto per la sua inclusione.

 

Il ruolo delle aziende nell’inclusione

Qual è il ruolo delle aziende in questo scenario? Come confermato dalle condivisioni raccolte nello Sharing Lab di Valore D “D&I: Disabilità & Inclusione”, esiste una paura alla base data dagli stereotipi consolidati e dalla poca conoscenza del tema, ma emerge anche tanta voglia di imparare e mettersi in gioco e i progetti di successo non mancano.

L’inclusione è una scelta volontaria e rappresenta un’opportunità per il miglioramento dell’azienda: lo conferma il 73% dei dipendenti delle 102 aziende intervistate per il report “Persone con disabilità e lavoro: oltre le barriere”, ad opera di Accenture Research e l’Osservatorio Diversity, Inclusion & Smart working di SDA Bocconi, Tiresia-Politecnico di Milano e Free Thinking.

I punti di attenzione sono molti, a partire dalla necessità di predisporre un processo di recruiting che non cada in stereotipi inconsapevoli e che valuti la persona con disabilità per le sue competenze e potenzialità. È essenziale inoltre avere gli strumenti tecnologici per lo svolgimento agevole del lavoro ed è cruciale creare e rafforzare un clima aziendale propenso all’inclusione. Gli ostacoli in entrata sono ancora molti, ma si sta affermando una sempre maggiore sensibilità e attenzione verso la tematica. Come sottolineato dalla campagna di Coordown “The Hiring Chain”, è arrivato il momento di far partire la catena di assunzione.

 

*Nell’articolo viene utilizzata la modalità person first language per porre la persona al centro e poi come sua caratteristica la disabilità

**L’abilismo si definisce come la discriminazione delle persone con disabilità e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile.

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