I congedi per i neopapà: cosa ne sarà nel 2019?

«C’è l’aspetto grave che non vengono rifinanziati i congedi di paternità, che sono uno strumento fondamentale per promuovere una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per realizzare l’uguaglianza delle opportunità» – lo ha dichiarato il presidente dell’Inps Tito Boeri a proposito della manovra di bilancio del governo, che rischierebbe di tagliare definitivamente i fondi per le misure a favore della conciliazione vita privata-lavoro e, in sostanza, dell’occupazione femminile. Tra queste misure, anche i congedi di paternità, ossia i 5 giorni di assenza dal lavoro coperti fino al 100%, che per ora dalla manovra non vengono menzionati.

Boeri non lamenta questo rischio senza ragione. Secondo i dati Inps, infatti, sempre più neopapà occupati nel settore privato decidono di utilizzare quei congedi, che in teoria sarebbero persino obbligatori: sono passati da 50.474 del 2013 a 107.369 del 2017, con un aumento del 113%. E oltre a questi c’è anche il congedo facoltativo: un giorno, da scalare dai cinque mesi di maternità obbligatoria.

Negli anni le cose sono continuamente cambiate. Nel 2013 il congedo obbligatorio per i papà era di un giorno e quello facoltativo di due giorni. Nel 2016 il congedo obbligatorio è stato alzato a due giorni e sono stati confermati i due giorni di congedo facoltativo. Nel 2017, seconda proroga per il congedo obbligatorio di due giorni, ma non per il congedo facoltativo, che quindi non spetta a chi è diventato papà lo scorso anno (le 861 richieste registrate dall’Inps riguardano le nascite avvenute negli ultimi mesi del 2016). Nel 2018, nuova modifica: i giorni di congedo obbligatorio diventano quattro e torna anche il congedo facoltativo, ma solo per un giorno. Per il 2019 si vedrà – racconta il Sole 24 Ore.

Paola Profeta, docente di economia delle finanze all’università Bocconi di Milano ed esperta di gender gap, «se non si continua a finanziare il congedo di paternità si torna indietro: già era poco quello che avevamo, ma è importante dare congedo ai padri esclusivo e pienamente retribuito perché è un modo per bilanciare i carichi di cura nella famiglia e progredire dal punto di vista culturale». D’altronde, per darle d’accordo, basta pensare ai congedi a cui si può accedere negli altri paesi europei: in Francia i papà possono astenersi dal lavoro fino a 28 settimane (retribuite in media il 20%), in Germania quasi nove (retribuite al 65%), in Spagna poco più di due (al 100%) e in Svezia si superano le 14 settimane (retribuite al 76%).

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