Le startup rendono meglio quando ci sono donne manager. Ce lo dice McKinsey, che, dopo aver preso in analisi 300 società per l’indagine Women Matter, ha scoperto che c’è un gap di rendimento del 47% tra le imprese con una presenza di donne nei comitati esecutivi e quelle senza, a vantaggio delle prime. Il gap si allarga al 55% se si considerano i risultati operativi.
La prospettiva femminile, insomma, porta diversità all’interno dell’azienda, fa riflettere su nuove aree di investimento, migliorando la qualità degli investimenti.
«Più donne lungo l’intera filiera dell’innovazione – ha sottolineato Alessandra Lomonaco Startup Advisor, socia di GammaDonna e ambasciatrice italiana di European Women in VC – significa maggiori risultati finanziari e di business. Non è una questione di etica o di principi, ma significa finanziare e progettare un ecosistema imprenditoriale più equilibrato per soddisfare le esigenze della nostra società nel suo complesso, a beneficio di uomini e donne».
In Europa, tuttavia, secondo quanto emerso a Berlino l’8 e il 9 ottobre alla European Women, in cui erano presenti 350 donne da 20 paesi europei diversi e attive in finanziamenti di Venture Capital, la percentuale di donne che effettivamente trasferisce denaro e ha responsabilità di gestione dei fondi è inferiore al 5%.
Per Kinga Stanislawska, Managing Partner di Experior VC, co-fondatrice di European Women in VC «il punto di vista femminile manca nel panorama degli investimenti VC. Ciò significa che le aziende che affrontano i bisogni delle donne, così come le società tecnologiche con fondatrici donne, trovano difficile trovare finanziamenti. Gli investitori VC – ha aggiunto – perdono opportunità di investimento e la società nel suo insieme ci sta perdendo. È nostro proposito, come community delle European Women in VC fondata lo scorso anno, raddoppiare il numero di donne con ruoli direttivi e decisionali nei fondi VC».