“Donne e uomini, stessa paga ma redditi ancora lontani. In Italia la differenza è del 43,7%”: è questo il titolo del pezzo di Luisa Grion, uscito oggi su Repubblica. Sulla questione di genere, insomma, c’è poco altro da dire, se non che, invece di andare avanti, si torna indietro.
Il rapporto sugli stipendi che la Commissione Europea pubblicherà il 3 novembre (giornata del gender pay gap) mette in luce che il divario uomo-donna relativo alla paga oraria lorda in Italia è fra i più bassi dell’Unione: il 5,3%, contro una media dell’Europa a 28 del 16,2%. La cifra cresce però vertiginosamente se si considerano i redditi medi annui, toccando in Italia il 43,7 % a fronte di una media Ue del 39,6% .
Questo, secondo il rapporto, accade perché «le posizioni alte, di management e gestione, in Italia, sono occupate in maniera schiacciante dagli uomini, che vengono promossi di più e pagati di conseguenza».
La Ue parla poi di un altro tema caldo: quello dei carichi di cura, che costringono le donne ad interrompere il percorso di carriera e tornare a casa.
Ma Luisa Grion ci ricorda che “ora a riprendere in mano la questione, vera emergenza visto il livello del tasso di occupazione femminile (49% contro una media Ue del 62, con punte negative fino ad un misero 29% in Sicilia), è una proposta di legge che parte dal territorio: la presenta oggi alla Camera Laura Boldrini. «Questo testo è uno sforzo collegiale, ho incontrato centinaia di donne e di associazione per capire di cosa abbiamo bisogno – dice l’ex presidente della Camera – e sottoporrò la proposta alla firma delle deputate e dei deputati di tutte le forze politiche, perché il problema non riguarda le donne, ma la possibilità che ha l’economia di questo Paese di riprendersi». Le misure proposte vanno dagli incentivi per chi assume donne, agli interventi sulle politiche familiari, ad una politica previdenziale che non penalizzi le interruzioni di carriera”.
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