In Italia è vita difficile per le mamme che lavorano

Lo scenario attuale dipinto dall’Eurostat per le mamme lavoratrici mostra che l’occupazione aumenta, ma anche che sempre più donne perdono o abbandonano il lavoro dopo la nascita del primo figlio.

Entrare nel mercato del lavoro, insomma, è più facile di quanto non sia rimanerci nel lungo periodo: nella maggior parte dei casi, sono le donne a dover fare una scelta tra famiglia e carriera e, dopo il congedo di maternità, poche riescono a tornare in ufficio.
Succede soprattutto nella fascia d’età tra i 25 e i 49 anni: la crescita professionale sembra essere inversamente proporzionale all’aumento del numero dei figli. Più si allarga la famiglia, più diminuisce il tasso di occupazione femminile. I numeri sono chiari: è occupato il 62,2% delle donne senza figli, il 58,4% delle madri di figli unici, il 41,4% di quelle con 3 o più figli. Allo stesso tempo, l’occupazione delle laureate senza prole è cresciuta del 4,9% contro lo 0,6% delle laureate con un bambino.

Il motivo, spiega a Donna Moderna Simone Colombo, manager dell’outsourcing e consulente del lavoro, è il seguente: «Il tessuto aziendale italiano è composto soprattutto da imprese di piccole e medie dimensioni, per le quali l’assenza di una madre per quasi un anno può rappresentare un problema. Le aziende cercano soluzioni alternative: non solo la sostituzione, ma anche la redistribuzione del lavoro, quindi al rientro della donna lavoratrice può capitare che non ci sia più spazio».

E così, per rientrare in ufficio dopo la maternità, Simone Colombo ha 3 consigli:

1) «Iniziare a pensare al rientro anche prima di terminare il periodo di maternità. È bene interrogarsi su quale potrà essere il proprio lavoro. È utile fare formazione o parlare con l’azienda per cercare la soluzione migliore per entrambi»

2) «Se bisogna cercare ex novo un posto di lavoro, è bene fare scouting, ricercando nelle aziende tra quelle che sostengono politiche di welfare, che gestiscono e accompagnano la maternità o la conciliazione lavoro-famiglia, ad esempio tramite asili aziendali o smart working (come il telelavoro). Ci sono diverse realtà di questo tipo, soprattutto tra le multinazionali, e una lavoratrice dovrebbe cercare di fare leva sulle proprie competenze, cercando non tanto un lavoro quanto l’azienda adatta».

3) «Avere una mentalità aperta: va bene cercare un lavoro da dipendente, ma senza escludere tipologie di attività anche in proprio o da professionisti. Consiglio di sfruttare le proprie competenze, cercando un lavoro che permetta un bilanciamento con le proprie esigenze familiari».

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