Ad Avanade, azienda globale fornitrice di servizi e consulenza IT per aiutare le imprese ad aumentare il reddito, ridurre i costi e reinvestire nell’innovazione (nonché associato di Valore D), sanno bene che la tecnologia è un settore ancora difficilmente accessibile per le donne e dove le dipendenti sono sottorappresentate, soprattutto alle posizioni di vertice.
Per questo hanno deciso di lanciare dei progetti ad hoc per le donne, come la Pink Academy di Cagliari: si tratta di corsi digitali per un totale di 120 ore sulla programmazione Microsoft che puntano – ebbene sì – all’assunzione o stage nell’azienda per le 10 laureate scientifiche che verranno selezionate per frequentarli. Si tratta di una vera e propria campagna di recruting, che prima forma le studentesse e poi apre loro le porte dell’azienda.
Dici poco? Le statistiche parlano di una presenza di donne nelle materie scientifiche poco superiore al 20%, che scende al 15% se si considerano le impiegate presso aziende tecnologiche e informatiche. Le ragioni di questi numeri sono diverse, dalla difficoltà di reperimento di risorse femminili nel settore tecnico e scientifico alle resistenze culturali ancora esistenti a livello aziendale.
Invertire la tendenza del “tecnologia, roba da uomini” e creare un ambiente che sostiene il talento femminile diventa quindi fondamentale, tanto per lo sviluppo del capitale umano, quanto per il profitto economico che l’impresa può trarre da un maggior equilibrio di genere, anche a livello dirigenziale.