Il Governo spagnolo è appena nato e già rappresenta una svolta. Il Premier Pedro Sanchéz ha ripartito i dicasteri del suo gabinetto: 17 in tutto, di cui 11 a donne.
Carmen Calvo (vicepremier e titolare delle Pari Opportunità), Dolores Delgado (alla Giustizia), María Jesús Montero (al Tesoro), Nadia Calviño (Economia), Magdalena Valerio (Lavoro), Meritxell Batet (Territorio), Isabel Celáa (Istruzione), Carmen Montón (Sanità), Reyes Maroto (Industria), Margarita Robles (Difesa) e Teresa Ribera (Energia, Acqua, Ambiente e Cambio Climatico) fanno oggi il loro giuramento per ufficializzare il cambio di tendenza dell’Esecutivo.
Il Governo di Sanchéz non ha precedenti: la democrazia spagnola non aveva mai visto tante mujeres al potere e solo una minoranza di quote azzurre. Il socialista José Luis Rodríguez Zapatero ci aveva già provato, distribuendo i portafogli tra 9 donne e 8 uomini.
Un’altra novità è stata quella di inserire nella squadra di governo due ministri omosessuali: il giornalista e scrittore Maxim Huerta (alla Cultura) e il giudice Fernando Grande-Marlaska (agli Interni).
In realtà, una piccola rivoluzione è avvenuta recentemente anche in Italia: il presidente del Senato è per la prima volta donna. Se osserviamo il cammino storico della nostra Repubblica, poi, ci rendiamo conto che la svolta femminile di Maria Elisabetta Alberti Casellati ha un certo peso: dal 1948 al 1976, il nostro Paese non ha visto donne al Governo. Le prima presenza in rosa è arrivata nel 1951: Angela Maria Guidi Cingolani, in qualità di sottosegretaria all’Industria. Ma la prima ministra è stata Tina Anselmi, nominata titolare del dicastero di Lavoro e Previdenza sociale solo nel 1976.
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