Proprio ieri parlavamo del dibattito su donne, fisica, Cern, Alessandro Strumia e premi Nobel. Il dibattitto si è arricchito nelle ultime ore, fomentato dal post Twitter del fisico Carlo Rovelli, che ha riportato:
«Sky TG24 mi chiama per chiedermi di intervenire in diretta domattina sul dibattito su donne in fisica. Suggerisco che invitino una donna. Mi rispondono che è meglio sia un uomo a dire che ci sono donne scienziate, perché detto da un uomo “è più autorevole”»
Proprio a questo proposito, la Repubblica di oggi risponde ad una domanda che in molti, forse, ci siamo posti non appena sono cominciate le polemiche di genere sull’Ordine dei Chimici e Fisici: quante sono effettivamente le professoresse di materie scientifiche in Italia?
Poche, in effetti. I dati arrivano dal Comitato unico di garanzia di ciascun ateneo, che si occupa anche di pari opportunità. A Pisa si contano in tutto 15 professori ordinari maschi di fisica e zero professoresse (il rapporto tra gli associati è di 31 a 13 e tra i ricercatori 14 a 3). In matematica gli ordinari sono 25 e le donne 3 (tra gli associati i dati sono 24 e 6 e tra i ricercatori 18 e 5). In generale, tra fisica, matematica, informatica, e ingegneria industriale e informatica gli ordinari sono 66 e le ordinarie 10. Dall’altro lato ci sono 72 associati uomini e 9 donne e 46 ricercatori a fronte di 9 ricercatrici.
All’Università di Firenze le cose non cambiano molto: nel dipartimento di fisica e astrofisica, su 49 tra ordinari e associati ci sono 3 donne associate. Nel dipartimento di scienze matematiche e informatiche, invece, gli ordinari, associati e ricercatori uomini sono 65, mentre le donne 33. Nell’area di chimica il rapporto è 51 a 60, in scienze della terra 36 a 12 e in scienze biologiche 71 a 79.
Nausicaa Orlandi, la presidente dell’Ordine dei chimici e dei fisici ha commentato che «per quanto riguarda le Scienze e le discipline STEM (quelle scientifiche), contano i risultati e non il genere. La storia insegna che la chimica, la fisica, e in generale tutte le discipline scientifiche, hanno sempre goduto di contributi femminili importanti per la collettività e per lo sviluppo della società. Parlo di donne che sono state osteggiate, se non discriminate, ed è sconfortante vedere come grazie a loro il progresso scientifico sia andato avanti, ma la parità di genere sia in alcuni casi ferma al secolo scorso. Anche oggi in Italia migliaia di donne, con una preparazione d’eccellenza, sono impegnate ogni giorno nelle Università, nelle aziende, negli enti pubblici, nei centri di ricerca. Sono una ricchezza per tutto il sistema paese che va supportata, valorizzata e non denigrata».