Dal 1948, anno delle prime elezioni della Repubblica Italiana, al 2018 sono settant’anni. A che punto siamo con la presenza femminile nelle istituzioni e al governo? Come siamo messi con l’equilibrio di genere nella legislatura e in generale nella politica italiana? A domandarselo è anche il Governo italiano, nel dossier “Parità vo cercando: 1948-2018, le donne italiane in settant’anni di elezioni”.
Alle italiane era stato riconosciuto il diritto di voto attivo con il decreto del febbraio 1945, quello attivo nel 1946. Quell’anno, entrarono a far parte dell’Assemblea Costituente 21 donne su un totale di 556 eletti (il 3,79%). Nel 1948 arrivarono al 5%, 49 in tutto.
Solo 7 legislature più tardi, nel 1976, si superò finalmente la soglia delle 50 elette. Ma abbiamo dovuto aspettare il 2006 perché le donne nel Parlamento italiano fossero più di 150.
«Nella XVII legislatura, per la prima volta, la compagine femminile alla Camera e al Senato ha raggiunto il 30,1 per cento. Quota 300 è stata superata solo nel 2018: con 4.327 donne in lista – su 9.529 candidati, quasi la metà – le elette sono state 334. Un parlamentare su tre oggi è donna e per la prima volta nella storia della Repubblica la seconda carica dello Stato è al femminile: il Senato ha infatti eletto il suo primo presidente donna» racconta il Senato all’interno del dossier.
Questa donna è Maria Elisabetta Alberti Casellati, senatrice di Forza Italia, ed è arrivata dopo che altre tre donne si sono alternate alla guida della Camera dei deputati: Nilde Iotti nel 1979, Irene Pivetti nel 1994 e Laura Boldrini nel 2013.