Negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi modelli di organizzazione del lavoro in azienda, concepiti con l’obiettivo di alleggerire, velocizzare e migliorare le prestazioni lavorative e offrire vantaggi sia ai datori di lavoro, sia ai lavoratori. La terminologia è vasta, ma tra i concetti più noti ci sono soprattutto lo smart working e l’agile working, spesso confusi tra loro pur presentando alcune differenze. Come riferirsi correttamente alle due tipologie? Cosa dire, quando si parla dell’una o dell’altra modalità?
Un tempo si parlava di telelavoro, o lavoro da remoto: l’attività lavorativa veniva portata avanti in un luogo diverso dall’ufficio. Bastava giusto avere una buona connessione wifi, oltre a una sedia e un tavolo a norma di legge. Lo smart working non equivale a questo: non è, quindi, semplicemente “home office”. L’Osservatorio ha offerto nel 2015 questa definizione di smart working:
è una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.
L’agile working, invece, è un’ulteriore evoluzione dello smart working: è una pratica che nasce in ambito IT per velocizzare ancor di più i tempi, per scegliere i percorsi d’esecuzione più corretti a seconda del contesto e per concretizzare l’autonomia progettuale reale. Questo avviene quando il team può agilmente occuparsi della realizzazione di un prodotto o servizio inserendo al proprio interno delle competenze e dei ruoli aggiuntivi, abbattendo la tradizionale divisione gerarchica aziendale.
Quali differenze, quindi, tra smart working e agile working?
Entrambe le modalità di lavoro si fondano sul ruolo fondamentale della fiducia tra i membri del team e sulla diversità delle competenze come valore aggiunto per il raggiungimento dei risultati. Entrambe si fondano sull’utilizzo della tecnologia, che nel caso dello smart working diventa strumento per facilitare le comunicazioni a distanza, mentre nell’agile working si sostituisce anche alle comunicazioni scritte e burocratiche.
La vera differenza fra i due concetti è che l’agile working, in quanto tale, prevede la revisione dell’organizzazione aziendale al fine di creare team multidisciplinari. Proprio perché vengono meno le strutture gerarchiche, inoltre, è compito dei singoli gruppi portare avanti un progetto e valutarne lo stato di avanzamento e i margini eventuali di miglioramento. L’agile working, insomma, non corrisponde semplicemente alla flessibilità di orario e luogo di lavoro: la vera discriminante è il lavoro di squadra (che deve quindi lavorare nello stesso luogo) e il modo in cui questo viene organizzato.
Valore D ha pubblicato tre Policy Perfette: dei vademecum pronti all’uso per accompagnare le aziende nell’implementazione di piani di lavoro. Una di queste si concentra proprio sullo smart working.
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