Le famiglie italiane stanno rinunciando agli asili per la prima infanzia, siano questi pubblici, in convenzione o privati, a causa dei costi troppo elevati del servizio. Dei bambini si occupano i familiari: forse non è la soluzione migliore, ma di certo quella più economica.
A comunicarcelo è l’organizzazione Save the Children attraverso un comunicato stampa che parla chiaro: solo 1 bambino su 4 potrà frequentare l’asilo nido tra settembre 2018 e luglio 2019. Un tempo le liste d’attesa per l’accesso ai nidi erano lunghissime in tutte le regioni italiane, oggi invece sono quasi del tutto scomparse.
Il dato di Save the Children è preoccupante sia per i piccoli, sia per le loro famiglie. Da un lato, infatti, riuscire a frequentare un asilo nido di qualità è fondamentale per il corretto sviluppo del bambino. Dall’altro, i servizi dedicati all’infanzia sono uno strumento essenziale di conciliazione tra vita privata e lavoro.
«È grave che le Regioni con il più basso tasso di occupazione femminile siano anche quelle dove gli asili nido, di fatto, non sono disponibili», ha commentato Save the Children.
La situazione risulta particolarmente grave in Campania, dove nemmeno 1 bambino su 100 (6,8%, a fronte dell’obiettivo europeo del 33%) riuscirà ad accedere al servizio. Per fare un confronto, basti pensare che a Bologna, dove l’offerta di posti in nido è la più alta in tutta Italia, nel 2013 era occupato il 76,84% delle donne tra i 25 ed i 34 anni. A Caserta, invece, solo il 31,22%. E come ha messo in luce anche l’Istat, quando i piccoli non vanno all’asilo nido, restano con i nonni, con una tata, oppure con uno dei due genitori. E nella maggior parte dei casi si tratta delle madri.