Treccani sposa l’inclusione e abbatte gli stereotipi di genere  

Ad ottobre arriverà la nuova edizione dell’ente enciclopedico: sarà il primo in Italia a registrare le forme femminili di nomi e aggettivi insieme a quelle maschili. Una questione di inclusione ma non solo. 

Per il Treccani – punto di riferimento della conoscenza dal 1925 – è giunto il momento di apportare dei cambiamenti che aiutino a raccontare una realtà sempre più evoluta. 

“Il linguaggio influenza il pensiero comune ed è funzionale alla cultura”, ha affermato Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D.  

 

Una questione di cultura linguistica  

È infatti attraverso le parole lette, scritte e utilizzate nella quotidianità che chi da decenni ne spiega il significato vuole provare a sradicare vecchie concezioni radicate nella società. 

Fino adesso nel Treccani (il 2018 è anno dell’ultima edizione) – così come negli altri dizionari- nella ricerca dei sintagmi esisteva solo il maschile che, considerato neutro, inglobava anche il femminile: un sistema che in tanti ambiti ha creato incertezza e distorsioni. Gli esempi più noti sono nel mondo delle categorie lavorative, che usate al femminile (ingegnera, architetta) spesso venivano definite dalla società moderna “insolite” e “cacofoniche”, talvolta adattate al linguaggio comune solo sottolineandone la natura patriarcale: è il caso di “soldato donna”, utilizzato invece di “soldata” o di “avvocato donna” piuttosto che “avvocata” o ancora di “medico” per dire “medica”.

 

Parità, nessun “gender washing”  

Per promuovere la parità, quindi, prende vita questo nuovo approccio del Treccani. Pensato per ufficializzare tanti termini e rendere sempre più facile l’uso dell’italiano fin dalla sua consultazione, ogni parola verrà introdotta in ordine alfabetico: bella, bello; ma anche direttore, direttrice. Con nessuna supremazia di genere.  

Sempre sull’onda della semplificazione, inoltre, è stato messo al bando il così chiamato “vocabolariese per rendere la lettura più veloce oltre che esaustiva.

Non finisce qui. Anche l’utilizzo degli esempi è stato ridefinito. 

 

Treccani: no agli stereotipi di genere  

“Gli esempi non ricalcano stereotipi di genere – ci tengono a sottolineare i direttori del Treccani Valeria Della Valle e Giuseppe Patota -. Non solo le donne stirano. Non solo gli uomini dirigono le aziende. Il maschile non ha priorità sul femminile”. 

Il dizionario, infatti, mette in evidenza il carattere offensivo di tante parole e di tutti i modi di dire che possono essere lesivi della dignità di ogni persona.  Un lavoro fatto accuratamente dall’osservatorio Treccani con frasi tratte dall’uso reale, prese da documenti, libri, ma anche da internet, blog e social. Nella fruizione dei nuovi media è evidente infatti come l’uso del linguaggio odierno continui ad alimentare il Gender Gap, diventando un boomerang, spesso da cui doversi proteggere.  

Anche per questo la scelta di apportare un cambiamento di rotta.
La disparità tra uomini e donne è una delle problematiche per cui l’Italia non riesce a fare passi avanti: secondo il Global Gender Gap Report 2022 siamo al 25esimo posto su 30 in Europa.  Valorizzare le parole non è un gioco. Significa valorizzare le differenze. Che vanno tutelate affinché non diventino disparità ma ricchezza per il paese.

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