Carichi di cura e welfare fai-da-te: l’aiuto proviene dai nonni

L’inizio del mese di ottobre è all’insegna della diversità generazionale, con la celebrazione della giornata internazionale delle persone anziane, istituita dall’ONU nel 1990, e la Festa dei nonni, introdotta in Italia nel 2005.

Le due ricorrenze, rispettivamente in calendario l’1 e il 2 ottobre, rappresentano un’occasione importante per sensibilizzare sul tema dell’invecchiamento attivo e per ricordare il ruolo significativo dei nonni e delle nonne all’interno della società e della famiglia.

 

Nonni pilastro del Welfare fai-da-te delle famiglie

 

Oggi, in particolare, i pensionati e le pensionate di nuova generazione rappresentano un supporto indispensabile per i genitori che lavorano, un vero e proprio pilastro del “welfare fai da te”.

Secondo il Rapporto PLUS 2022 dell’INAPP, i nonni e le nonne assumono un’importanza significativa nella redistribuzione dei carichi di cura, mostrandosi come la soluzione più flessibile, adattabile alle esigenze familiari ed economicamente vantaggiosa. Nel 57,9% dei casi, sono infatti la risorsa principale a cui i genitori affidano i propri figli: più di amici, parenti, baby sitter ma anche dei servizi non a pagamento come associazioni e parrocchie. Questo è evidente soprattutto al sud e nelle isole: qui, dove è maggiore la carenza di strutture deputate alla cura e alla custodia dell’infanzia, la percentuale di genitori che fa ricorso all’aiuto dei nonni è del 63%; al Nord-ovest il dato si arresta al 57,8%, al Nord-est al 55,4% e al Centro al 54,4%.

Se un terzo dei nonni si prende cura dei nipoti quando i figli lavorano, tre su dieci si attivano anche in presenza di impegni occasionali di questi ultimi, quasi un quarto offre il proprio aiuto in momenti di emergenza. Le nonne, in particolare, risultano coinvolte in misura maggiore rispetto ai nonni nei vari compiti di accudimento, un dato che vale in generale per i nonni più giovani, fino ai 69 anni (ISTAT, Famiglie, reti familiari, percorsi lavorativi e di vita, 2022).

 

Nonni meno disponibili? È per l’aumento dell’età pensionabile

 

Certamente anche la disponibilità dei nonni e delle nonne è cambiata nel tempo. E una variabile importante, secondo uno studio Bankitalia (Pensionamento dei genitori e scelte di fecondità nei diversi regimi di politiche familiari, Bankitalia, 2023) è l’aumento dell’età pensionabile. Proprio le riforme previdenziali degli ultimi decenni, secondo il paper, avrebbero avuto un impatto negativo sulla crescita demografica, incidendo sul tasso di fecondità, vale a dire il numero medio di figli per donna in età feconda. In sostanza, in un Paese in cui si tende a rimediare alla mancanza di servizi per l’infanzia e ai costi poco accessibili degli asili ricorrendo all’aiuto della precedente generazione, la natalità è un processo che è direttamente correlato anche alla disponibilità dei nonni, che in media vengono attivati dopo due anni dall’inizio della pensione, soprattutto se sono in buona salute e risiedono nelle vicinanze.

Diversamente avviene dove le politiche e i servizi per l’infanzia sono da tempo efficaci, ossia nei Paesi del nord e del centro dell’Europa: qui l’incidenza dell’età per la pensione sul tasso di natalità è quasi pari allo zero. Del resto, se in Italia la percentuale di bambini sotto i tre anni che frequentano un nido è pari al 33,4%, in Francia arriva al 57,1%, in Danimarca al 69,1% e in Olanda al 74,2%, (dati Eurostat).

 

Un aiuto per le madri che lavorano 

 

L’Italia, dunque, non può far a meno dell’aiuto dei nonni nelle attività di cura. Si tratta di una fetta di popolazione sempre più ampia, di età compresa tra i 55 e i 75 anni, che assume un ruolo centrale tanto per i nipoti quanto per i figli stessi: i nonni e le nonne garantiscono soprattutto alle donne di continuare a lavorare in una società che ancora fatica ad uscire del modello “male breadwinner”.

Per una madre, la probabilità di trovare un impiego è di 30 punti percentuali più alta se riceve aiuto dai propri genitori nella gestione dei carichi di cura (Bordone V., Arpino B. 2019 Nonne d’Europa). L’effetto è più evidente al Centro-Nord che al Sud e per le donne con un livello di istruzione più basso.

 

Nonni e nonne: nuovi protagonisti della generazione sandwich 

 

Va tenuto in considerazione, tuttavia, che i nonni non solo hanno sempre più compiti di cura verso i nipoti e i figli, ma talvolta hanno ancora i genitori a cui badare, persone molto anziane il cui numero è in aumento nel nostro Paese.

Questo significa che la famiglia estesa spesso reclama l’aiuto dei nonni anche per i bis-nonni, affidando loro il compito di risorsa intergenerazionale e di conciliazione, ma estremamente gravata da compiti di cura: un fenomeno che crea a tutti gli effetti una nuova variante della “generazione sandwich”(“Anziani, nonni e conciliazione famiglia-lavoro”, Maria Novella Bugetti e Franca Maino, 2021).

Servono dunque politiche che aiutino a riconciliare le trasformazioni demografiche in corso con la tenuta complessiva del sistema (“I nuovi bisogni sociali tra invecchiamento della popolazione, trasformazione delle famiglie e solitudine crescente”, Razetti, 2021). Nuovi interventi basati su un approccio multidimensionale, che da una parte aumentino il benessere delle persone anziane e il loro coinvolgimento attivo nella vita sociale, e dall’altra alleggeriscano i loro carichi di cura attraverso il rafforzamento dei servizi di assistenza all’infanzia e misure concrete di supporto alla genitorialità.

 

 

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