Consob: proroga legge Golfo-Mosca efficace e proporzionata

La misura proposta nei due Ddl presentati all’esame del Parlamento per la proroga delle norme sulle quote di genere negli organi di amministrazione delle società quotate «è efficace e proporzionata». A sostenerlo è la commissaria Consob Anna Genovese, in audizione alla Commissione Finanze del Senato, precisando che con la Legge Golfo-Mosca del 2011 «il percorso che porta le società e i suoi stakeholder a considerare la gender diversity degli organi di gestione e controllo come un fattore competitivo per l’organizzazione è dunque tracciato».

 

Innanzitutto si segnala che la legge attualmente in vigore «vanta fino a questo momento una osservanza piena. Il mercato finanziario è del tutto compliant con la normativa: i risultati perseguiti dalla legge sono stati raggiunti senza che la Consob abbia dovuto applicare alcuna sanzione alle società». La proroga, si rileva inoltre, può servire a permettere a quelle donne che stanno maturando esperienze nella governance di quotate di conseguire le abilità professionali necessarie per accedere anche a ruoli apicali esecutivi o di massima rappresentatività. La Consob ha però sottolineato anche «alcune criticità», ad esempio un problema di “interlocking” ossia di concentrazione di incarichi in capo a donne che siedono nei board.

Ad oggi, tra le 34 società quotate, «quelle che si sono dotate o si stanno per dotare di regole statutarie che assicurano il mantenimento di una relativa gender diversity negli organi sociali sono quattro: Enel, Tim, Ubi Banca e, infine, Leonardo».

 

I risultati da consolidare

La Legge Golfo-Mosca, ha ricordato la commissaria, è “efficace perché consente di consolidare i risultati
raggiunti
fino ad oggi. La legge ha riservato alle donne, per il primo rinnovo successivo all’entrata in vigore della stessa legge o successivo alla quotazione della società, almeno un quinto dei componenti degli organi di amministrazione e controllo e almeno un terzo per i due successivi mandati. Il vincolo opera però su un orizzonte temporale definito di tre mandati consecutivi e ciò comporta che dal 2022 la legge non sarà più vincolante per circa il 37% delle società ad oggi presenti nel listino, arrivando al 59% nel 2023 e all’84% nel 2024.

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