Se è vero che nella classifica complessiva del Gender Diversity Index 2019, dell’associazione European Women on Boards (EWoB) di cui Valore D fa parte, l’Italia si posizione al settimo posto assoluto, arrivando seconda dietro solo la Francia per il numero di donne nei comitati esecutivi, è altrettanto vero che nelle compagnie italiane nello STOXX Europe 600 non c’è alcuna società con un CEO donna. Qualcosa, insomma, sta ancora impedendo alle donne di raggiungere posizioni di leadership. Questo è quanto emerge dal Gender Diversity Index 2019 che ha analizzato la diversità di genere ai vertici delle società quotate in Europa nello STOXX Europe 600.
In Europa meno del 5% delle società del suddetto indice di borsa ha una donna nel ruolo di CEO e solo il 7% ha una donna tra i presidenti del Consiglio di Amministrazione. Secondo i dati del report, grazie alle leggi sulle quote di genere questo sbilanciamento riguarda in misura minore i CdA (in cui la presenza delle donne nei CdA è al 27%), le donne rimangono sottorappresentate nei ruoli decisionali. Anche le aziende che hanno una leadership diversificata nel complesso tendono a concentrare le donne in ruoli con meno decisioni e meno impatto diretto sulle prestazioni dell’azienda. Dei dati europei vi abbiamo parlato QUI.
L’indice di diversità di genere tra le aziende italiane
L‘Indice di diversità di genere colloca l’Italia al settimo posto tra le 12 paesi europei inclusi nella STOXX Europe 600 e coperto da questa analisi, con un punteggio di 0,53. Questo punteggio è uguale alla media europea, ma è di 0,15 punti al di sotto del paese con il miglior punteggio. Delle aziende italiane analizzate, il 48% ha un GDI medio o superiore alla media.
Ciò che caratterizza il nostro Paese è la differenza significativa tra la rappresentanza femminile nei Consigli di Amministrazione e quella a livello esecutivo. Abbiamo la più alta percentuale di donne Presidente del Consiglio di Amministrazione/Consiglio di Sorveglianza e la seconda più alta percentuale di donne membro di Consigli e Comitati di Controllo. Tuttavia, anche la seconda media più bassa di donne a livello esecutivo (12%). Inoltre, non ci sono donne CEO in nessuna delle 33 aziende analizzate. Un primato condiviso con Austria, Lussemburgo, Polonia e Portogallo.
Inoltre è evidente un divario significativo tra l’azienda con il punteggio più alto del Paese e la quinta migliore azienda classificata: da 0,80 a 0,63, e solo un’azienda in Italia ha un punteggio dell’Indice inferiore a 0,30. La società che si colloca al primo posto secondo GDI in Italia è Exor NV, una società di servizi finanziari, che ha più di 10 donne in posizioni di leadership, pari al 42%;
Facendo un focus sulle migliori performance aziendali italiane, spiccano molte associate di Valore D, a testimonianza del concreto impegno per l’equilibrio di genere portato avanti da queste aziende: Ubi Banca, Poste Italiane, Snam, Mediobanca, Leonardo, Banco Bpm, Enel, Italgas, Fineco Bank, Unicredit, Hera, Terna, Saipem, Intesa Sanpaolo, CNH Industrial, Eni, Pirelli.
Di seguito il dettaglio delle migliori 5 aziende secondo il Gender Diversity Index 2019:
L’importanza nelle scelte di investimento
Il rapporto di EWoB apre le porte a considerazioni di rilievo, specie in ottica di investimenti. L’attenzione degli investitori internazionali verso le società più attente ai criteri Esg (environment, social, governance), ovvero legate ai temi ambientali, di parità sociale e di virtù manageriale, sono aumentate tra il 2018 e il 2019. E anche per il 2020 si attende che la tendenza in atto venga consolidata sempre più. L’universo finanziario, nelle scelte d’investimento, tiene sempre più conto dei fattori ambientali e sociali nella scelta di allocazione delle risorse. E queste, nella maggior parte dei casi, includono la ricerca della parità di genere, come dichiarato anche dal CEO di Goldman Sachs, David Solomon, che proprio in questi giorno ha dichiarato che la banca non seguirà il processo di quotazione delle società in Europa e negli Stati Uniti se nel Consiglio di Amministrazione non ci sarà attenzione alla diversità, con particolare riferimento a quella di genere. Ovvero, se nel board non siederà almeno una donna, la banca Usa non si occuperà dell’Ipo. Il vento sta cambiando.