La bussola della felicità: come migliorare il benessere in azienda

Il benessere di lavoratori e lavoratrici è un tema imprescindibile per le imprese che oggi puntano a generare un impatto a livello sociale e ad aumentare il loro livello di produttività. Nel tempo che dedicano al lavoro, le persone sperimentano, infatti, emozioni spesso contrastanti, che hanno ricadute sia sulla vita privata sia sul piano professionale.

 

Piccoli gesti che fanno la differenza

 

Un recente articolo pubblicato sull’Harvard Business Review dal titolo “6 science -backed ways to improve your well-being at work” sottolinea come alcuni piccoli gesti possono aumentare il benessere a lavoro se ripetuti con costanza nel tempo.

I fattori in grado di incidere sulla condizione di lavoratori e lavoratrici sono numerosi (tra questi, il carico di lavoro, la flessibilità, la cultura aziendale), ma esistono rituali quotidiani che ogni risorsa può mettere in campo per rafforzare l’“emotional fitness”, ovvero la capacità di creare una relazione più solidale con il proprio sé, i propri pensieri e le altre persone. Migliorando questa abilità, aumenta di riflesso anche la capacità di gestire le emozioni con meno stress e difficoltà.

Alcuni dei suggerimenti proposti dall’Harvard Business Review consistono nel prendersi ogni giorno del tempo per indagare il proprio stato d’animo, in modo da acquisire consapevolezza dei propri sentimenti e imparare a riconoscerli; fare brevi pause di “qualità” di 5-10 minuti, lontano dai social media e da ulteriori fonti di stress; praticare l’accettazione per focalizzarsi su ciò che è possibile controllare, prendendo atto di quello che accade e identificando le azioni per andare avanti con meno difficoltà; dare priorità ai micro-momenti di connessione con i colleghi e le colleghe, sia in virtuale sia in presenza; praticare la gratitudine per contrastare la negatività e dedicarsi al riposo attivo fuori dagli orari di lavoro, svolgendo attività che aiutino a ricaricare le energie.

 

Emozioni positive e negative: quali ripercussioni sull’organizzazione?

 

La diffusione di benessere ed emozioni positive sui luoghi di lavoro, tuttavia, è un tema di natura organizzativa prima ancora che individuale.

Quando una persona è appagata, riesce infatti a stabilire un rapporto sereno con chiunque si relazioni, a sentirsi a proprio agio e a dare il meglio di sé. In questi casi le principali emozioni sono: serenità, ispirazione, interesse, passione, positività, divertimento.

L’opposto succede, invece, quando le emozioni positive vengono sostituite da frustrazione, tristezza, disagio, irritazione o indifferenza. Si tratta infatti di sentimenti che finiscono per compromettere non solo la qualità del lavoro ma anche la salute fisica e mentale.

Nel documento “La policy perfetta della felicità in azienda” realizzato da Valore D, la felicità viene analizzata nei due aspetti individuati dal premio nobel Daniel Kahneman: da una parte, l’evaluated well being, la parte più razionale della felicità, quella che si prova dopo aver fatto un’analisi dei costi e dei benefici di un’esperienza vissuta; dall’altra, l’experienced well being, che coincide con il flusso emotivo che si sperimenta quando si vive un’esperienza che rende felici.

Questi elementi, in ambito lavorativo, si traducono in due variabili diverse e complementari: la soddisfazione e le emozioni positive. La prima incide sulle scelte di carriera e sull’employer branding; la seconda sulla produttività, sull’engagement e sulla salute. I vantaggi per le aziende sono numerosi: meno turn over e assenteismo, migliori performance e maggiore produttività, riduzione dei costi legati alle inefficienze. Per le persone, invece, i benefici consistono in un aumento della soddisfazione e della qualità del lavoro, maggior tranquillità emotiva e più serenità, più qualità nella vita privata e migliori condizioni di salute.

 

La bussola della felicità

 

Per dare spazio ai benefici delle emozioni positive, è importante dunque che individui e organizzazioni agiscano insieme.

Al riguardo, Valore D ha elaborato la “Bussola della Felicità”, uno strumento che aiuta le aziende a sviluppare quattro aree d’azione che aumentano la felicità individuale e organizzativa.

 

  • NORDNuove tecnologie

 

Le nuove tecnologie possono migliorare l’esperienza lavorativa se integrate con l’innovazione organizzativa. Lo smart working insieme a strumenti come i nuovi sistemi di project management condiviso, di sincronizzazione delle agende e di video conferenza semplificano le relazioni e rendono più efficaci i risultati del lavoro di gruppo. A livello organizzativo è necessario individuare quali sono le tecnologie più idonee a migliorare la felicità e a livello personale scegliere di usarle con consapevolezza.

 

  • SUDSentimenti

 

Le aziende sono fatte di persone. Le persone sono fatte di emozioni e le emozioni positive hanno un effetto incentivante sulla performance. Corsi di intelligenza emotiva, momenti di condivisione e crescita extra professionale, valorizzazione del feedback positivo tra colleghi e colleghe a tutti i livelli sono esempi di azioni che sul piano organizzativo rafforzano le relazioni e il piacere di essere se stessi/e sul lavoro. Sul piano personale, è importante partecipare e aprirsi verso queste iniziative.

 

  • ESTEnergia

 

La corretta gestione dell’energia personale aiuta ad affrontare le sfide che la quotidianità ci pone. L’attivazione di iniziative rivolte a tutta l’organizzazione finalizzate al benessere della persona, quali ad esempio nuove modalità lavorative, uno stile di vita sano, una corretta alimentazione, un buon sonno e la prevenzione, permettono di ritrovare il benessere, preservare il buon umore e conciliare in maniera equilibrata gli impegni professionali e personali della vita quotidiana. Attraverso programmi di welfare aziendale è possibile favorire, tra le altre cose, l’accesso all’attività fisica, che facilita la concentrazione e il rilascio di energia.

 

  • OVESTOrganizzazione

 

Un’organizzazione felice è un’organizzazione inclusiva. Promuovendo e valorizzando la diversità nel team, si porta la persona a raggiungere risultati migliori. L’inclusione è una competenza da sviluppare attraverso programmi di mentorship, percorsi di coaching, di sviluppo del talento, corsi di formazione su stereotipi e pregiudizi inconsci. A livello personale è necessario che ogni persona si alleni ad individuare i pregiudizi e a correggere eventuali distorsioni organizzative da essi generate.

 

 

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