La diversità in azienda è un importante fattore di crescita del business, ma non tutte le organizzazioni sembrano esserne consapevoli: le realtà di medie e piccole dimensioni mostrano infatti una visione ancora acerba e poco moderna della DEI. È quanto emerge dallo studio “Diversità, Equità, Inclusione nelle PMI italiane” che Valore D ha commissionato a Nomisma su un target di oltre 500 piccole e medie aziende per comprendere il loro approccio verso la tematica e mappare le iniziative adottate.
Il tessuto produttivo italiano è costituito in prevalenza da PMI, presenti in modo capillare su tutto il territorio: promuovere la cultura dell’inclusione al loro interno, oltre ad avere un impatto positivo sul business, contribuisce in misura significativa allo sviluppo del Paese.
I key findings dello studio
L’indagine “Diversità, Equità e Inclusione nelle PMI italiane” condotta da Nomisma evidenzia un’importante distanza culturale tra Piccole e Medie imprese, il più delle volte dovuta alla diversa sensibilità della dirigenza, e un approccio all’inclusività spesso frutto della soggettività del singolo. L’importanza di perseguire obiettivi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e di adottare azioni concrete rimane confinata ad un livello soprattutto «teorico» e la mappatura delle iniziative messe in atto rivela un approccio molto semplificato.
Ad oggi, sono numerose le PMI che ritengono di non aver bisogno di iniziative DEI e che non individuano alcun vantaggio nell’adottarle, non hanno all’interno una figura dedicata né un budget allocato. Dalla ricerca emerge, inoltre, una limitata presenza femminile e una scarsa conoscenza della certificazione di genere tra le aziende intervistate.
“Lo studio condotto per Valore D è stata l’occasione per definire e mappare la sensibilità delle PMI verso i temi della diversità, equità e inclusione e individuare i gap da colmare per facilitare la creazione di una vera e propria cultura aziendale ‘DEI’, che possa diventare una nuova opportunità di crescita e sviluppo del business”, commenta Valentina Quaglietti, head of Customer Observatories di Nomisma. “Accanto alle richieste di mercati e finanza, il recente impianto disegnato dalla Direttiva CSRD conferisce nuova centralità alla sostenibilità. A questo riguardo, l’attività sviluppata da Nomisma sulle tematiche ESG fornisce non solo un punto di osservazione privilegiato sull’evoluzione dello stato dell’arte ma consente anche di supportare le imprese nella messa a punto e implementazione di nuovi data point, strumenti di monitoraggio, processi e valutazioni come elementi imprescindibili nelle proprie strategie di sostenibilità”.
Le iniziative adottate dalle PMI
I risultati principali dell’indagine, come anticipato, mostrano una divergenza tra teoria e pratica (“so-do gap”) nel modo in cui le PMI affrontano le tematiche DEI. Nonostante una crescente attenzione verso gli ambiti che riguardano la sostenibilità, questa non si traduce in priorità di business per le aziende. Per il 20% delle PMI intervistate questi aspetti rivestono un ruolo secondario e per il 21% non hanno alcun ruolo.
Più nel dettaglio, risulta che il 59% delle PMI coinvolte adotta iniziative concrete a favore di diversità e inclusione ma l’approccio a questi temi è influenzato dalle dimensioni aziendali: le organizzazioni di dimensioni più ridotte, infatti, nel 61% dei casi mettono in campo iniziative singole, mentre le medie tendono ad avviare con maggiore frequenza (nel 72% dei casi) veri e propri percorsi strategici.
In generale, le PMI hanno difficoltà a percepire i vantaggi nel lungo periodo collegati alle iniziative DEI, considerate secondarie o non importanti dal 41% degli intervistati.
Spunti di riflessione emergono anche dall’analisi dei motivi del mancato ricorso a iniziative DEI. Se la dimensione aziendale rappresenta il primo ostacolo (citato da 1 PMI su 2), non sono da trascurare altri aspetti. Il 37% degli intervistati ritiene di non aver bisogno di simili iniziative, 3 medie imprese su 10 non individuano alcun vantaggio derivante dall’adozione di iniziative a favore della diversità, equità e inclusione, mentre il 14% delle piccole imprese non ci ha mai riflettuto.
Figure e budget dedicati alla gestione DEI
Delle PMI che hanno partecipato all’indagine, solo il 16% ha al suo interno una figura dedicata alla gestione DEI. Poco diffusi anche i responsabili degli aspetti di sostenibilità (35%), mentre la figura del responsabile risorse umane è presente in 1 PMI su 2.
Nelle imprese che non hanno figure specifiche dedicate a trattare questi aspetti, la gestione è affidata alla dirigenza aziendale (titolare/imprenditore, amministratore delegato, direttore generale nel 44% dei casi) mentre per circa 1 PMI su 3 non è prevista una delega specifica. Il 72% delle PMI non ha attualmente, e non lo prevede in futuro, un budget dedicato a queste tematiche; il numero sale all’80% per le piccole imprese. Più nel dettaglio, solo il 16% delle PMI (12% piccole e 23% medie) ne prevede uno nei prossimi 12 mesi.
Si evidenzia pertanto la mancanza di una visione moderna dell’inclusione e della valorizzazione delle diversità; in molti casi le azioni intraprese si limitano ai temi del welfare e della conciliazione vita privata-lavoro; restano ai margini i programmi di formazione per la costruzione di una cultura aziendale, meno di 1 azienda su 3 fa formazione sui temi DEI o networking con altre realtà.
Certificazione e presenza femminile
L’indagine condotta da Nomisma ha preso in esame anche il tema della parità di genere. Il 63% delle PMI conosce l’esistenza di una certificazione: il 21% sa di cosa si tratta, mentre il 42% ne ha solo sentito parlare. Ad oggi la quota di PMI che ha ottenuto la certificazione è ancora minuscola (1% tra le medie imprese), ma 1 azienda su 3 potrebbe richiederla già nel prossimo anno.
Infine, il campione intervistato evidenzia una scarsa presenza femminile a livello apicale: nel 16% delle PMI non ci sono donne in posizioni di vertice e nel 57% delle PMI le donne che ricoprono questi ruoli sono meno del 25%.
“Lo studio ci esorta a intensificare le attività di sensibilizzazione sui temi di inclusione e valorizzazione delle diversità sul tessuto produttivo del nostro Paese, composto in prevalenza da piccole e medie imprese”, commenta Barbara Falcomer, direttrice generale Valore D. “È necessario aumentare la consapevolezza e fare cultura di quanto la diversità sia un tema di strategia competitiva per ogni azienda, vanno raccontati i vantaggi legati a queste tematiche, a partire dalla certificazione. Le imprese che promuovono l’equilibrio di genere con azioni mirate intraprendono un percorso di cui beneficia anche il sistema Paese, creano le condizioni per reali pari opportunità e quindi per una maggiore occupazione femminile.”
“Il Valore economico della diversità” – Padova, 19 giugno 2023
Lunedì 19 giugno alle ore 16.00, presso il Padova Congress (PD), è in programma l’evento “Il Valore economico della diversità: l’inclusione come leva strategica per attrarre e ritenere il capitale umano”: un incontro con piccole e medie imprese per discutere insieme dei benefici dell’inclusione, dell’impatto positivo che ha sul business e delle opportunità collegate alla certificazione di genere prevista dal PNRR.
Nel corso dell’incontro verranno condivise le esperienze delle aziende del territorio che hanno integrato con successo le politiche DEI e forniti ai partecipanti strumenti concreti per avviare un percorso di valorizzazione delle diversità in azienda.
All’evento, moderato dalla giornalista Katy Mandurino, saranno presenti Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D, Michela Campagnolo di F.lli Campagnolo, Giovanni Dal Lago di Officina Stellare S.p.A., Pietro Geremia di San Marco Group Spa e Monica Perin di F.lli Perin.
Fai parte di una PMI e vuoi partecipare all’evento? Iscriviti qui, ti aspettiamo!