L’indagine “Il contributo DEI per il benessere, dentro e fuori il lavoro“, realizzata dall’Osservatorio D, è il risultato della collaborazione tra Valore D e SWG per comprendere la conoscenza, la percezione e l’impatto del congedo di paternità nei paesi europei.
L’indagine riporta come il lavoro sia considerato centrale per il proprio benessere dal 65% del campione. Gli aspetti legati al benessere sul lavoro considerati più importanti sono: attenzione alla sicurezza e alla salute, relazioni sane e rispettose con i colleghi e flessibilità oraria e lavoro per obiettivi. Solo per il 3% del campione conta solo la retribuzione; tale percentuale è più alta nei giovani 18-34enni (8%). Ciò che più rende il lavoro insostenibile, logorante e dannoso per il proprio benessere personale complessivo è invece: la mancanza di rispetto con una certa normalità, il non avere mai tempo per fermarsi o rifiatare e avere troppe cose da fare in troppo poco tempo.
Secondo il 37% del campione la fase considerata più delicata nella vita lavorativa è quella della ricerca del lavoro e colloqui di selezione; tale fase è ancora più complessa per le donne e per gli over 54. A seguire le fasi più critiche sono: lo stallo di carriera e l’assenza di prospettive di crescita e la fase di uscita per dimissioni o licenziamento. Per più di 1 donna su 4 il rientro dopo un lungo congedo continua a costituire un momento delicato.
Se si parla di benessere organizzativo come la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i suoi membri, per 8 su 10 questo migliora la produttività, attrae talenti e favorisce l’innovazione. Secondo il 75% del campione le aziende che investono e si impegnano nell’inclusione delle persone e nel contrasto delle disuguaglianze possono abbastanza o di molto migliorare il proprio benessere organizzativo rispetto alle aziende che non lo fanno. Riguardo questo “approccio DEI” si registra però un ampio gap generazionale: 81% over 54 VS 59% 18-34enni.



