Valore D e PermessoNegato, in collaborazione con Fondazione Una Nessuna Centomila, presentano il documento “Violenza di Genere Online: fenomeni, impatti e strategie di contrasto nel contesto lavorativo”, secondo volume della policy “Dal silenzio all’azione” pubblicata a novembre 2024.
La nuova edizione nasce con l’obiettivo di andare oltre gli spazi fisici e approfondire gli ambienti virtuali che oggi, oltre ad essere sempre più centrali nella quotidianità, sono diventati anche terreno di discriminazioni e violenza di genere.
Il fenomeno della violenza di genere digitale
La policy definisce la violenza di genere digitale a partire dall’evoluzione tecnologica: un cambiamento che ad oggi ha riguardato diversi ambiti della società, portando con sé numerosi aspetti positivi – soprattutto in termini di nuove opportunità di connessione e collaborazione – ma anche rischi talvolta difficili da affrontare.
All’interno di questo quadro, la violenza online si presenta come una forma di abuso che opera in un continuum di modalità e manifestazioni molto diverse tra loro. Si tratta di un fenomeno pervasivo, poiché azzera gli spazi di sicurezza della vittima; amplificatore, perché i suoi contenuti trovano un pubblico potenzialmente illimitato; e con carattere di permanenza, perché ciò che viene pubblicato online diventa quasi impossibile da eliminare.
Secondo il sondaggio condotto dall’Osservatorio D, nato dalla collaborazione tra SWG e Valore D, la consapevolezza sul tema della violenza online è limitata alle sue forme più note, come il cyberbullismo e il cosiddetto revenge porn, lasciando indietro fenomeni come la sextortion, il doxxing e altre modalità di abuso sessuale basato sulle immagini – tra cui la creazione e diffusione dei deepfake, immagini finte e spesso pornografiche create attraverso l’intelligenza artificiale e con lo scopo di compromettere la reputazione della vittima.
La violenza di genere online e i contesti lavorativi
Con la trasformazione dei modelli di lavoro in “agili”, “smart” e “da remoto”, anche gli ambienti professionali hanno aperto le porte al digitale. Ai vantaggi derivanti da queste nuove modalità organizzative, tuttavia si affiancano anche nuovi pericoli, come quello del “digital wellness deficit” – una sorta di condizione lavorativa in cui l’esposizione costante a contenuti ostili, molestie e discriminazioni digitali compromette sistematicamente il benessere psicofisico di chi ne è destinatario.
La violenza online, infatti, può avere conseguenze dirompenti in grado di erodere rapidamente la sicurezza e la salute psicologica della vittima, soprattutto nei casi di condivisione non consensuale di contenuti come chat o revenge porn tra colleghi e colleghe, attacchi reputazionali e campagne diffamatorie. Queste azioni non solo minano la credibilità professionale della vittima, ma la isolano e ne impattano la carriera.
In molti casi, come per le forme di violenza e molestie che avvengono subdolamente e in maniera continuativa via e-mail, nelle chat aziendali o altri strumenti di comunicazione, la responsabilità dell’azienda è diretta: le piattaforme online utilizzate per svolgere l’attività lavorativa sono inequivocabilmente spazi professionali.
Come possono agire le aziende?
Il sondaggio realizzato da SWG per Valore D mostra come 3 persone intervistate su 4 vorrebbero un impegno corale da parte delle piattaforme digitali, delle istituzioni, delle scuole e anche delle aziende contro la violenza digitale.
La nuova policy propone alle imprese un modello operativo per il contrasto alla violenza di genere online, fornendo strumenti concreti e una roadmap ispirati al metodo “ISSA” delineato nel precedente volume.
Nel documento è indicato che per costruire un piano d’azione funzionale è importante partire da un assessment che individui le varie forme di violenza online che rappresentano un pericolo per le persone dell’azienda, i soggetti più a rischio, e compiere una valutazione dei controlli esistenti. Solo a questo punto sarà possibile agire sui codici etici, sulla formazione, sui processi di segnalazione e infine sulle attività e gli strumenti da implementare al fine di proteggere le proprie risorse.
La violenza di genere online non è un “altrove”, è nei luoghi che popoliamo ogni giorno e affonda le radici nelle stesse diseguaglianze di potere che esistono offline. Affrontare questo fenomeno è una necessità strategica: le aziende hanno il potere e la responsabilità di agire per garantire ambienti inclusivi e sicuri.



