Diversity e parità di genere nei board: come cambia l’approccio degli investitori?

Il nuovo indicatore Hers (Holistic Equal Representation Score) di Morgan Stanley, creato per individuare le aziende che sono all’avanguardia nel tema della parità di genere e supportare le scelte degli investitori, rivela che puntare su una maggiore equità paga anche in termini di performance di borsa. Come sta cambiando l’approccio degli investitori rispetto al tema della diversità di genere? Su Milano Finanza un approfondimento sullo studio di Morgan Stanley.

«Le azioni delle aziende che rispettano la gender diversity tendono a performare meglio sui mercati e a generare rendimenti più elevati», dicono gli esperti di Morgan Stanley che hanno firmato lo studio. Dal quale emerge anche che a livello globale la diversità di genere è aumentata: i Consigli di Amministrazione sono più diversificati rispetto alla fine del 2010, anche se il livello di progresso non è uniforme.

 

Come funziona l’indicatore Hers?

Per quantificare la diversità di genere in maniera utile per gli investitori gli analisti hanno preso in considerazione 1.875 aziende quotate all’interno dell’indice Msci World, valutando per ciascuna quante donne ricoprono il ruolo di membri del Consiglio di Amministrazione, executive, manager e dipendenti. Ad ogni parametro è stato poi attribuito un punteggio arrivando così a fornire una panoramica complessiva della rappresentanza di genere a tutti i livelli. «Il tema della diversità di genere è un argomento sempre più dibattuto sia per le aziende sia per gli investitori; negli ultimi dieci anni è aumentata l’attenzione sul livello diimpegno verso la parità di genere da parte delle imprese, sia sulla presenza di donne nel board sia sulla percentuale di dipendenti donne in generale», dicono gli esperti di Morgan Stanley.

 

L’attenzione degli investitori

«Dal punto di vista degli investimenti, molti grandi investitori istituzionali hanno pubblicamente chiesto impegni per una maggiore parità di genere nelle società in cui investono», sottolinea il report di Morgan Stanley, che ricorda come i meriti della diversità di genere nelle società trovano evidenza anche nei lavori accademici. Ma questo è vero anche dal punto di vista della performance in borsa? Sì, dice lo studio di Morgan Stanley. «La nostra analisi mostra un collegamento positivo tra il livello di presenza femminile in un’impresa e la performance azionaria. Le azioni delle società che ottengono un alto posto nella classifica basata sull’indicatore Hers hanno registrato performance migliori negli ultimi otto anni i rispettivi indici Msci regionali dei loro mercati rispetto alle società con un basso punteggio Hers», si legge nello studio di Morgan Stanley. In particolare, gli esperti dell’investment bank segnalano che ognuno dei quattro fattori che fanno parte dell’indicatore (ossia la presenza di donne nel CdA, tra gli executive, tra i manager e tra i dipendenti) hanno un impatto positivo sui risultati.

 

Performance in Italia

Guardando nel dettaglio l’analisi delle società europee si scopre che tra le società che fanno parte del gruppo più attivo nel promuovere nei fatti la parità di genere si trovano molti titoli finanziari, tra i quali anche due italiani, ossia Mediobanca e Unicredit: nel consiglio della merchant bank del gruppo siedono Marie Bolloré, Angela Gamba, Valérie Hortefeux ed Elisabetta Magistretti. Invece nel consiglio di amministrazione di Unicredit la rappresentanza femminile vede i nomi di Martha Dagmar Boeckenfeld, Elena Carletti, Isabelle de Wismes, Maria Pierdicchi, Francesca Tondi ed Elena Zambon. Guardando invece alla rosa dei manager, un nome è quello di Stefania Godoli, Global Head of Equity Capital Markets di Unicredit.

D’altronde il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier a ottobre dello scorso anno ha annunciato l’obiettivo di portare entro il 2022 al 20% il numero di donne che ricoprono ruoli di alta dirigenza. In quell’occasione Mustier aveva dichiarato: «Stiamo compiendo dei passi decisivi per valorizzare la diversità e migliorare costantemente la parità di genere a tutti i livelli del gruppo e l’obiettivo del 20% entro il 2022 ne è un chiaro esempio». Allargando l’orizzonte oltre Piazza Affari nella classifica si trovano nomi come Bnp Paribas e Amundi. Per entrambi vengono in mente due nomi di peso in Italia, infatti Isabella Fumagalli è Amministratore Delegato e Direttore generale di Bnp Paribas Cardif vita in Italia, mentre Cinzia Tagliabue è Amministratore Delegato e Direttore generale di Amundi sgr.

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