L’imprenditoria femminile gode di buona salute. Sono 1,3 milioni le aziende condotte da donne, 10mila in più rispetto all’anno precedente, soprattutto nel terziario e nelle libere professioni. Nonostante i progressi, l’Italia resta fanalino di coda in Europa. Ma da Miuccia Prada a Emma Marcegaglia, ci sono molti esempi di emancipazione ed empowerment.
Secondo il Registro delle Camere di commercio a fine 2017 c’erano oltre un milione e 330mila attività economiche condotte da donne, 10mila in più rispetto all’anno precedente e quasi 30mila in più rispetto al 2014. Queste attività intercettano circa il 22% delle imprese, concentrate soprattutto nel terziario e nelle libere professioni. Che il nostro Paese stia meglio rispetto al passato lo ha confermato il Gender gap index 2018 del World Economic Forum. Su 149 paesi, l’Italia risale al 70° posto (era all’82°), con un indice del 68%, ma resta ultima in Europa.
Esempi di donne di successo
Miuccia Prada– un patrimonio di 3,2 miliardi certificati da Forbes, la rivista di economia e finanza più diffusa al mondo – ed Emma Marcegaglia, consigliere e amministratore delegato dell’azienda di famiglia, presidente dell’Eni e prima donna ad avere ricoperto il ruolo di presidente di Confindustria, sono le imprenditrici manager più affermate. Massimiliana Landini Aleotti ha ereditato la gestione di Menarini, gruppo farmaceutico con 16mila dipendenti e 14 stabilimenti, c’è Diana Bracco, amministratore delegato del gruppo omonimo. Chiara Ercole, invece, è amministratore delegato di Saclà, a 35 anni è al timone di un’azienda familiare che esporta in 60 paesi. Personalità di spicco in ambito tecnologico sono poi Betta Maggio (ha creatoU-Earth, azienda biotech che sviluppa sistemi innovativi per la purificazione dell’aria) e Chiara Burberi, cofondatrice della piattaforma Redooc.com, dedicata alla diffusione delle scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Anche le imprenditrici del Mezzogiorno si segnalano per intraprendenza: un esempio è Marcella Cannariato, imprenditrice di Palermo e amministratore unico di A&C Broker, azienda di brokeraggio assicurativo inserita tra le cento donne leader italiane selezionate da Forbes. La Cannariato ha dichiarato: “Auspico che il nostro lavoro possa essere da esempio nel futuro affinchè le donne prendano realmente coscienza del proprio valore e delle proprie possibilità”.
Donne CEO
Poche le donne che ricoprono la carica di Amministratore Delegato nel mondo: meno del 5% e solo 33 sono a capo di una delle prime 500 aziende celebrate da Fortune. Da noi ce l’ha fatta Sabina Belli, 35 anni, attuale Ceo di Pomellato, storica azienda di gioielleria, che fin dagli esordi ha fatto dell’emancipazione e dell’empowerment femminile il proprio manifesto. Dei circa 700 dipendenti in tutto il mondo, il 75% è infatti costituito da donne. Sabina ha pubblicato di recente il libroD come Donna. C come Ceo (Roi Edizioni), in cui offre i suoi consigli alle manager di domani. Altre manager di rilievo sono Laura Donnini, una carriera di Amministratore Delegato nell’editoria, dal 2017 a capo di Harper Collins Italia, e Catia Bastioli, CEO di Novamont, azienda chimica attiva nel settore delle bioplastiche, e Presidente di Terna, l’operatore che gestisce le reti per la trasmissione dell’energia.
Per le donne è ancora in salita, ma gli esempi virtuosi posso aiutare a fare qualche passo avanti. Fondamentale, in ogni caso dare voce e potere alle iniziative al femminile. Questa è la mission di Valore D, prima associazione di imprese in Italia – 205 oggi, per complessivi oltre due milioni di dipendenti e 7,5 miliardi di euro di fatturato – che si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle aziende e nel Paese.
Di seguito un video di Sabina Belli, AD di Pomellato, che abbiamo incontrato e che ci ha parlato della sua esperienza di donna e manager: