Per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia si parla apertamente della disparità di genere nel settore del cinema. I dati di un seminario sulla gender equality parlano chiaro: di anno in anno qualcosa migliora, ma il divario permane.
I dati di Women in film, riassunti da Domizia De Rosa, su fonte database Filmitalia – Istituto Luce Cinecittà, sono questi: nel decennio 2008-2018 tra i film italiani realizzati appena il 15% sono di registe donne. Di questi, quelli selezionati ai festival sono il 16%. Nella prima ricerca di genere realizzata in 7 paesi europei dal 2006 al 2013, Ewa Study, i film diretti da donne erano l’11%, nel 2017-2018 siamo arrivati al 20%.
Il pay gap è un altro punto debole: a parità di budget produttivi, sono per le donne inferiori dell’11%. Chi richiede i fondi del ministero sono uomini per la grandissima parte: 128 rispetto a 20 tra registi affermati. Tra i più giovani però, tra i 20-40 anni, a richiedere fondi sono più donne che uomini.
Le statistiche di Eurimages spiegano che nel 2008 solo l’11% dei progetti finanziabili dall’Europa erano di donne e nel 2018 sono saliti al 28%. Tuttavia negli ultimi 4 anni progetti senza donne nel team creativo (produzione, regia, sceneggiatura) sono il 26%, senza alcun uomo appena il 3%.

C’è poi un test interessante di cui ha parlato Susan Newman – Baudais, Project Manager di Eurimages, e si fa sulle sceneggiature che arrivano per la richiesta di finanziamento europeo: quelli con protagonisti uomini, conversazioni di uomini al centro sono il 78%, con le donne il 46%. Il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta ha sottolineato criticità sull’uguaglianza di genere non solo al cinema ma in vari settori, architettura, teatro, musica, arte è al 50%.
Le giurie di Venezia 76 sono sostanzialmente in parità di genere, ma la selezione dei film risente del gap: su 1833 appena il 22,6% è firmato da donne.