I record del Mondiale di calcio femminile: tra audience e sold out

Il Mondiale di Francia 2019 verrà ricordato come l’edizione di una nuova e diversa affermazione del calcio femminile in Europa, in attesa che questa attenzione al movimento sensibilizzi le singole federazioni nazionali. Il Sole 24 Ore riflette sugli effetti positivi e i proventi generati dalla diffusione crescente del campionato femminile.

 

Il calcio femminile in ascesa

Ieri a Lione, in uno stadio gremito, le campionesse d’Europa dell’Olanda hanno affrontato le detentrici del titolo degli Stati Uniti nella finalissima dell’ottava edizione della Coppa del Mondo di calcio femminile, con il trionfo delle americane.

Riflettori accesi da una parte sul calcio statunitense che, secondo l’ultimo rapporto finanziario presentato dalla Us Soccer, negli ultimi 3 anni ha visto la nazionale femminile generare 50,8 milioni di dollari, per lo più provenienti dal ticketing delle partite disputate, contro i 49,9 milioni prodotti dalla nazionale maschile con una federazione che conta 4,18 milioni di praticanti e 9.000 calciatrici affiliate ai club. Dall’altro il movimento olandese con 1,2 milioni di donne che giocano a calcio e 160mila tesserate (su una popolazione complessiva che non raggiunge i 20 milioni di abitanti) e una federazione che investe circa 3 milioni di euro negli anni nei quali si disputa un torneo importante, come la Coppa del Mondo, e circa  2-2,5 milioni di euro nelle altre stagioni.

 

 

Cifre altissime per la media europea. Il Vecchio Continente vede finora abbattuto il muro delle 100mila tesserate in soli 6 paesi: oltre all’Olanda, anche Francia, Germania, Inghilterra, Svezia e Norvegia. Tutti movimenti che hanno portato le rispettive nazionali a qualificarsi per i quarti di finale, insieme agli Stati Uniti e alla sorpresa Italia.

 

I numeri della FIFA

In termini di audience la FIFA, al termine della manifestazione, conta di raggiungere un miliardo di telespettatori a livello globale. Gli sponsor che hanno sostenuto la manifestazione sono stati 13, di cui 7 partner Fifa (Adidas, Coca Cola, Wanda Group, Qatar Airways, Visa, Hyundai e Kia Motors) e 6 del comitato organizzatore (Arkema, Crédit Agricole, Edf, Orange, Proman e Sncf) con questi ultimi che hanno contribuito con un milione di euro ciascuno.

Se i numeri dell’audience si avvicinano al record assoluto mondiale, per quella che è stata la prima edizione della Coppa del Mondo femminile a 24 squadre, i dati del ticketing e dei gadget non sono da meno. Soltanto nella fase a gironi sono stati venduti 1.094.639 biglietti, con 11 partite sulle 36 disputate che hanno registrato il tutto esaurito. Negli stessi giorni sono stati venduti più di 60.000 prodotti nei 44 shop ufficiali Fifa, mentre il pubblico presente sugli spalti ha consumato cibo e bevande per 1.816.349 euro.

 

 

Anche la spettacolarità delle partite si riconosce nei numeri: il 19,8% dei gol della fase a gironi è stato messo a segno negli ultimi 10 minuti dell’incontro; delle 106 reti realizzate complessivamente, 21 sono state segnate dall’81° minuto in poi, di cui 8 nelle fasi di recupero; il 10,4% dei gol è stato realizzato con tiri da fuori area. Le donne si sono contraddistinte pure in termini di fair play: degli 86 cartellini gialli esibiti nelle prime 36 partite, con una media di 2,39 a incontro, 77 sono stati mostrati per un fallo su azione, 3 per l’invasione del portiere in occasione di altrettanti calci di rigore, uno per interrompere una chiara azione da gol, 4 per comportamento antisportivo e uno per simulazione; le espulsioni sono state soltanto due.

 

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