Secondo una nuova ricerca dei due economisti Paul Sullivan e Ralph Stinebrickner, le differenze di genere nelle mansioni lavorative attuali e passate possono essere cruciali per comprendere il divario salariale fra uomo e donna. Per dimostrarcelo, hanno raccolto informazioni relative a demografia, retribuzione, laurea e attività svolta dai laureati del Berea College, nel Kentucky, separando le tipologie di mansioni lavorative in tre categorie: persone (parlare, creare e mantenere i rapporti), informazioni (raccogliere e analizzare dati) e oggetti (spostare le cose, lavorare con macchinari).
Le donne, stando ai risultati, dedicano più tempo a mansioni lavorative che le inseriscono in carriere a basso reddito.
Pur uscendo dal college con salari simili ai loro compagni, entro i 10 anni finiscono col guadagnare il 22% in meno. Il voto di laurea non ha importanza, e infatti il divario salariale emerge comunque (ce lo confermava anche il report Istat di cui avevamo parlato qui). Ciò che ha davvero importanza e che va veramente a influire sullo stipendio, dicono i due ricercatori, è come e in quali attività viene impiegato il tempo trascorso in ufficio. Indipendentemente da quello che studiano, gli uomini dedicano più tempo a compiti che prevedono la creazione di informazione, mentre le donne ricoprono ruoli più orientati alle persone: parlano, persuadono, supervisionano, seguono ordini. Non è chiaro perché la categoria informazione sia più remunerativa di quella persone, ma le stime parlano addirittura di un aumento salariale del 20% attraverso un solo anno in più di lavoro dedicato a ciò che crea informazione a 10 anni dalla fine del college.
Proprio durante questo primo decennio, uomini e donne lavorano ore simili. Più tardi il divario invece peggiora, poiché già dal primo figlio le donne tendono ad uscire dal mercato del lavoro. I compiti svolti inizialmente, dunque, possono influire sugli stipendi futuri e appare fondamentale poter ottenere l’esperienza giusta già all’inizio del curriculum professionale. E dal momento che le donne iniziano con lo svolgere compiti a basso reddito, questo le inserisce in un percorso di guadagni più bassi per il resto della loro carriera.
Se alcuni dei divari salariali di genere rimangono inspiegabili, altri possono invece trovare una motivazione nella ricerca di Sullivan e Stinebrickner. A quanto pare, per colmare il divario, le aziende dovrebbero fare più di uno sforzo e assegnare alle donne compiti di informazione, o premiarle di più per quelli relativi alle persone.