Vi riproponiamo l’articolo pubblicato su Cliclavoro.
Chi l’ha detto che le bambine debbano fare le insegnanti e i bambini gli ingegneri?
Nella nostra società esistono degli stereotipi di genere, instillati prevalentemente dalla famiglia; già a 6 anni i bambini classificano i lavori come maschili e femminili e a 13 molti di loro non aspirano ad alcune professioni in base a pregiudizi di genere.
Stereotipi che è molto difficile cambiare, ma non impossibile. Valore D, l’associazione di imprese che valorizza la diversità, il talento e la leadership femminile per la crescita delle aziende, promuove il progetto «InspirinGirls». Si tratta di un progetto internazionale nato per incoraggiare le ragazze a seguire le proprie ambizioni e cercare di raggiungere con successo il ruolo professionale a cui aspirano, qualunque esso sia. Oggi presente in sei Paesi (Spagna, Serbia, Italia, Cile, Brasile e Messico), è attivo in Italia dal 2017 ed è promosso da Valore D in partnership con Eni e Intesa Sanpaolo, con il patrocinio del MIUR.
«La maternità dell’idea si deve a Miriam Gonzales, avvocato spagnolo – spiega Claudia Parzani*, madrina del progetto -. Ho avuto la fortuna di partecipare ad un evento in cui Miriam era relatrice. Mi sono immediatamente innamorata dell’iniziativa e ho voluto incontrarla. Carica di entusiasmo ho presentato il progetto a Valore D che lo ha subito sposato e siamo partiti».
Ma andare al di là degli stereotipi non è facile. «In materia di parità di genere abbiamo fatto passi da gigante ma siamo ancora lontani dalla meta – racconta Parzani -. È una battaglia difficile che a mio avviso può essere combattuta solo lavorando sulla cultura e aprendo le menti al valore della diversità che io intendo come ricchezza. C’è da scoraggiarsi? Assolutamente no. Si parte da progetti come InspirinGirls per seminare, perché non c’è raccolto senza semina».
Per lavorare sulla cultura e aprire le menti non si può che partire dalla scuola. InspirinGirls si rivolge alle ragazze e ai ragazzi tra gli 11 e i 14 anni perché è a quest’età che decidono il futuro percorso di studi che influenzerà poi la loro vita professionale.
Il progetto prevede che donne, manager, ingegneri, professionisti, sportive, imprenditrici, a titolo volontario e gratuito, entrino nelle scuole medie e raccontino ai ragazzi le proprie esperienze professionali e di vita che nell’immaginario collettivo potrebbero ancora essere percepiti come “fuori dal comune” per una donna. Unico obiettivo: aumentare la consapevolezza sugli stereotipi di genere e costruire un ponte concreto tra scuola e mondo del lavoro.
Sono role models, donne che testimoniano con passione e successo il loro lavoro e le loro scelte, per ampliare gli orizzonti dei ragazzi rendendoli consapevoli del loro talento. Vengono organizzati sia degli incontri in classe durante l’ora di lezione, sia eventi dedicati a cui partecipano più classi e più role models. “A lei è capitato che il suo stipendio fosse più basso di quello di un suo collega?”, “Le capita di lavorare in un gruppo di soli maschi?”, “Se sul lavoro i maschi non l’ascoltano, come si comporta?” sono solo alcune delle domande che vengono rivolte alle professioniste.
Da parte loro, le role models testimoniano tutto l’entusiasmo del progetto: “Abbiamo la responsabilità di lasciare un semplice messaggio, un mestiere da maschio può essere un mestiere anche per una femmina”; “Seguire le proprie passioni, non hanno genere. Ogni percorso può essere di valore e va costruito con impegno e lavoro. È fondamentale far vivere varie esperienze, anche diverse fra loro, sia a maschi che a femmine. Aiutare, da adulti, a un approccio aperto e al pensiero critico”.
Valore D, spiega Anna Zavaritt, che cura la comunicazione dell’associazione, “mette a disposizione una piattaforma digitale per l’incontro tra le scuole e le donne che vogliono proporsi come role model. Non solo: c’è un kit di formazione e dei tutorial per consentire alle role models di costruire delle testimonianze efficaci, mentre le scuole interessate riceveranno video e newsletter per preparare gli incontri in classe. Il progetto verrà costantemente monitorato e alla fine un questionario rivolto agli studenti e alle scuole ci dirà che impatto ha avuto InspirinGirls”.
Dei ragazzi che hanno parlato dell’esperienza vissuta con le loro famiglie e i loro amici, circa il 64% ha dichiarato di essere stato aiutato da InspirinGirls a individuare le proprie aspirazioni professionali. “Io questo lo chiamo successo – dichiara Parzani – e non voglio pormi limiti, perché le belle esperienze sono contagiose. Convinceremo anche i più scettici col sorriso. Stiamo facendo bene, ci vorrà tempo, ma i risultati arriveranno. Come diceva un filosofo cinese, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. E noi siamo una foresta che ha tanta voglia di crescere”.
Il messaggio che vuole lanciare Claudia Parzani a tutti i ragazzi e ragazze è chiaro: “Crederci con passione ed essere ambiziosi, preservando la propria autenticità. Siamo dei pezzi unici – conclude Parzani – e sulla nostra unicità dobbiamo costruire il nostro percorso, sia professionale, che di vita”.
A oggi hanno aderito al progetto oltre 400 role models e 100 scuole italiane, da Milano a Caltanissetta, da Succivo (CE) a Mestre. L’obiettivo del progetto è di coinvolgere circa 200 scuole e 25mila ragazzi entro giugno 2019.