Oggi 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Istat diffonde per la prima volta i dati dell’indagine “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale” nel quadro dell’Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio.
La violenza contro le donne è un fenomeno multiforme, radicato nella cultura di genere: è per questo che si rende necessario rilevare i modelli stereotipati legati ai ruoli delle donne e degli uomini così come l’immagine sociale della violenza, per contrastarle efficacemente e favorire il cambiamento culturale verso una cultura di parità di genere. Il radicamento degli stereotipi sui ruoli di genere, da una parte, e l’atteggiamento verso i comportamenti violenti, dall’altra, sono, infatti, le chiavi di lettura per comprendere il contesto culturale in cui le relazioni violente trovano origine.
Quali sono gli stereotipi più diffusi?
Il 58,8% della popolazione italiana tra i 18 e i 74 anni, senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova negli stereotipi sui ruoli di genere. Il fenomeno aumenta al crescere dell’età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti. Gli stereotipi sono più frequenti nel Mezzogiorno (67,8%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%). Nel corso della rilevazione è stato chiesto agli intervistati il loro grado di adesione su alcune affermazioni stereotipate riguardo il ruolo della donna nella sfera lavorativa ed economica, le decisioni familiari e la gestione della casa.
Lo stereotipo più comune è quello inerente il successo nel lavoro; infatti il 32,5% delle persone tra i 18 e i 74 anni si dichiara molto o abbastanza d’accordo sull’affermazione che per l’uomo, più che per la donna, sia molto importante avere successo nel lavoro. L’opinione che gli uomini siano meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche è il secondo stereotipo (31,4%), seguito dalla convinzione che sia soprattutto l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia (27,9%). Meno radicata, invece, l’idea che in condizioni di scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini rispetto alle donne (16,1%). E solo l’8,8% ritiene che spetti all’uomo prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia.
Le differenze tra i diversi livelli di istruzione influenzano le opinioni su chi debba provvedere alle necessità economiche della famiglia. Il 54,7% di chi ha un titolo di studio elementare o non ha titolo di studio ritiene che sia l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche contro il 10,8% dei laureati.
Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza subita
Gli stereotipi sono anche all’origine della diversa percezione della violenza. I più comuni sono quelli secondo i quali una donna ha sempre una qualche responsabilità quando subisce violenza sessuale. Se la violenza ha basi profonde nelle radici culturali, è importante conoscere il modo di pensare delle persone rispetto alla violenza sessuale e alle donne che la subiscono.
Il 63,7% della popolazione considera causa della violenza le esperienze violente vissute in famiglia nel corso dell’infanzia, il 62,6% ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile mentre è alta ma meno frequente l’associazione tra violenza e motivi religiosi (33,8%). Persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Ma non è tutto. Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che donne, 7,9%); per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì”.
Per leggere il report Istat 2019 “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale”