La leadership femminile nel mondo del calcio

Su 120 amministratori che siedono nei board delle squadre di Serie A italiane, solo 17 sono donne. Cinque sono figlie o mogli di proprietari del club. Il successo mediatico dei mondiali di calcio femminili, andati in scena in Francia a cavallo di giugno e luglio, ha acceso i riflettori sul ruolo delle donne nel mondo del calcio: non solo dal punto di vista sportivo, ma anche sotto il profilo manageriale e gestionale.

 

 

Il divario di genere nel calcio italiano

Il dibattito sul pay gap, la differenza salariale esistente tra giocatori e giocatrici, è da anni un tema caldo in quelle nazioni, come gli Stati Uniti o la Norvegia, dove il calcio femminile è ormai una realtà consolidata. Ma anche in Italia, grazie anche alla visibilità ottenuta dal movimento nell’ultimo anno, il tema è diventato di stretta attualità. Anche per questo Governo e Figc hanno di recente annunciato di volersi attivare per adeguare la normativa ad un contesto in rapidissima evoluzione. Ma quello del pay gap non è l’unico tema caldo. Anche a livello manageriale e dirigenziale il calcio italiano sembra essere terreno pressoché esclusivo degli uomini.

 

 

Non solo pay gap

Secondo i dati raccolti da Forbes Italia, il peso delle donne nei Consigli di Amministrazione delle 20 società che hanno partecipato al campionato di Serie A 2018-2019 è pari solo al 14% del totale. Un dato inferiore a quello dell’economia italiana nel suo complesso dove, secondo le rilevazioni di Unioncamere-Intb Camere, i consiglieri donna rappresentano circa il 25% del totale. In termini assoluti sui 120 amministratori che siedono nei board dei club del massimo campionato italiano solo 17 sono donne. Di queste, cinque sono legate da rapporti di parentela stretta al proprietario del club. Depurando il dato dai rapporti di parentel,a il peso delle donne nei CdA delle società di Serie A scenderebbe pertanto all’11%.

Questo nonostante ad alzare la media ci siano club come Juventus, Roma e Lazio, che in quanto quotati a Piazza Affari sono tenuti a riservare il 33% dei posti in Consiglio alla quota di genere.

Le aree maggiormente presidiate dalle donne sono quelle legate ad amministrazione e finanza (34% del totale), al commerciale (27%) e alla gestione delle risorse umane (18%). Nessuna donna ricopre invece un ruolo chiave nel settore tecnico.

 

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