Italia: sempre meno figli e meno genitori

Nel 2018 sono nati 9.000 bimbi in meno, il primo figlio arriva in media a 32 anni, il tasso di fecondità è uno dei più bassi d’Europa e il numero medio di figli per donna è rimasto stabile a 1,32, come nel 2017. Le contraddizioni e le conseguenze di questi dati, rilasciati dall’Istat, in un interessante articolo di Candida Morvillo sul Corriere della Sera, evidenziano come l’Italia si trovi in una «trappola demografica».

Così la definisce Letizia Mencarini, demografa alla Bocconi di Milano, facendo notare che oltre a registrare un tasso di fecondità tra i più bassi d’Europa, preoccupante è anche la contrazione del numero degli adulti in età fertile, che possano diventare genitori: «I figli del boom economico erano un milione l’anno, una folla di potenziali mamme e papà. Nel 2018, invece, sono nati 449 mila bambini e saranno loro i genitori del futuro. Dieci anni fa, erano 128 mila in più. Si parla tanto del calo della natalità, ma è forte anche l’allarme per il minor numero di potenziali genitori. Fra 20 anni, avremo 2 milioni 215 mila potenziali mamme in meno di oggi».

Per l’Istat non è sufficiente nemmeno la maggior natalità che caratterizza le famiglie migranti: i 67 mila neonati da madre straniera sono sufficienti a mutare le cose, aggiunge Mencarini, che avvisa: «Dalla trappola demografica si esce avendo più genitori con le migrazioni e più figli per donna: con 1,6, avremmo mezzo milione di bimbi l’anno». Oggi si partorisce in media a 32 anni, l’età più alta di sempre, e avere i figli più tardi significa probabilmente riuscire ad averne di meno.

 

 

Secondo la Mencarini fra vent’anni, se le condizioni rimarranno le stesse, nasceranno solo 406 mila bimbi. Risulta necessario intraprendere al più presto delle efficaci politiche socio-economiche: «Noi scontiamo l’inattivismo politico degli anni novanta e lo dimostrano i dati in controtendenza di zone dove invece la natalità è fortemente supportata, come Bolzano: 1,76 figli a donna».

 

Inoltre, in questo rapporto Istat, aggiunge, «si legge anche la smentita del pregiudizio che le italiane fanno pochi figli perché lavorano. Dai dati, infatti, si vede che si fanno più figli dove le donne lavorano di più, come nel Nord. All’opposto, la fecondità è minore nelle Regioni a scarsa occupazione femminile: 1,16 in Basilicata, 1,13 in Molise, zone che spopolamento».

 

 

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