Obiettivo parità di genere in Accenture entro il 2025

Julie Sweet, chief executive officer di Accenture dallo scorso settembre, ha fissato il 2025 come termine per raggiungere l’obiettivo del bilanciamento di genere, già fissato dalla società di consulenza. La multinazionale sta concentrando molte energie in questa sfida, che è innanzitutto culturale. Tant’è che quando Sweet è venuta in visita nelle sedi italiane, lo scorso autunno, la prima cosa che ha chiesto ai manager è che cosa stessero facendo per il bilanciamento di genere nella propria area. Sul Sole 24 Ore un’intervista con Raffaella Temporiti, responsabile HR di Accenture, tra i manager più coinvolti in prima persona in questa sfida.

 

Le azioni di Accenture in Italia

In Italia, oggi le donne sono il 36,1%, a livello globale il 43,7%. Il progetto di Accenture si basa su tre pilastri: una leadership coraggiosa, un forte investimento in formazione sulle persone con focus sulla dimensione culturale, inclusione e diversità. Infine le misure concrete per abilitare la crescita delle donne, assicurandosi non solo che entrino in azienda, ma anche che siano inserite in percorsi di carriera.

«Il raggiungimento del bilanciamento di genere è un obiettivo sfidante. Direi però che mi occupa più che mi preoccupa. La mia agenda è ormai scandita da questo tema che viene declinato lungo diversi filoni». Un esempio è «il pay equity, la parità di retribuzione tra uomo e donna», un altro il supporto alle donne che rientrano dalla maternità».

 

Raffaella Temporiti, responsabile HR di Accenture Italia

 

Tra i filoni più complessi ci sono però la selezione e la formazione. «Per il 2020 il piano di recruiting per l’Italia prevede 2.500 assunzioni e 500 stage formativi», spiega Temporiti. Di questi 1.580 saranno selezionati per le competenze digitali e tecnologiche, in aree come cyber security, architettura delle informazioni volta all’innovazione, analytics, interactive, mobility, e-commerce e digital marketing.

 

Obiettivi che, se combinati con l’obiettivo del bilanciamento di genere diventano molto complicati perché, come spiega Temporiti, «le competenze STEM, science, technology, engineering e mathematics, sono molto più diffuse tra i ragazzi che tra le ragazze. Per questo abbiamo deciso di puntare sulla ricerca, formazione e valorizzazione di figure professionali con un background ibrido, che coniughino competenze sia scientifiche che umanistiche. È un approccio che facilita l’accesso e lo sviluppo di carriera delle donne e che ci consente di superare il dualismo tra corsi di laurea STEM e non STEM».

 

«Lo scorso anno, per esempio, abbiamo assunto oltre 200 donne senza background Stem il cui profilo è stato completato attraverso la formazione interna. Dall’altra parte, però, allargare il bacino della selezione ci consente di portare in azienda quelle competenze che non necessariamente si ritrovano nei bacini Stem». Nei prossimi anni ci sarà bisogno di nuove figure professionali legate alla tecnologia, ma non solo. «I mestieri del futuro saranno caratterizzati da competenze ibride legate a profili con background umanistici » conclude Temporiti .

 

 

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