Stesso ruolo, stesso numero di ore lavorate, stipendi differenti. In Italia la differenza salariale tra donne e uomini nel settore privato è del 20,7%. Un divario che non è solo economico ma anche culturale: pochi giorni fa è pochi giorni fa alla Camera è stata presentata una proposta di legge per la parità salariale che rafforza i dispositivi già in vigore per dare una spinta al cambiamento. Oggi la giornalista Luisa Adani sul Corriere 27esima ora riflette sulla cornice legislativa in cui si inserisce questa proposta e la sua rilevanza anche sul piano culturale.
Il fatto che vi siano già leggi, norme, tutele a garanzia delle donne che lavorano non è quindi una garanzia di pari opportunità ma sicuramente un aiuto. Ben venga quindi la proposta di legge per la parità salariale (prima firmataria Chiara Gribaudo, sottoscritta anche da Renata Polverini e Tiziana Ciprini) perché la situazione non sta progredendo: alla base della proposta il rafforzamento degli strumenti legislativi già a disposizione sulla trasparenza salariale obbligatoria che si ritiene essere un buon strumento per contrastare le disparità retributive. Ve ne abbiamo parlato qui, in una ricerca della Harvard Business Review.
I quattro punti cardine della proposta
Report delle imprese anche sotto i cento dipendenti, pubblicità e trasparenza, più controlli e sanzioni, un “bollino” per le aziende virtuose: sono questuo i quattro punti su cui si basa la proposta. Il testo suggerisce una modifica del Codice delle pari opportunità e offre la possibilità anche alle aziende sotto i 100 dipendenti – per le altre è già obbligatorio – di redigere un rapporto biennale sulla situazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Alle aziende che avranno soddisfatto i requisiti minimi di parità il ministero del Lavoro attribuirà una certificazione ad hoc. Se l’azienda non rispetta gli obblighi per oltre 12 mesi perderà per un anno i benefici contributivi eventualmente goduti.
Una leva per il cambiamento culturale, come la Golfo-Mosca
«Se la cultura sociale non cambia una legge può forzarla anche simbolicamente come è successo con la legge Golfo-Mosca per quote di genere. La politica aziendale riflette un sistema di potere dominato dall’élite maschile» commenta Luisa Pogliana consulente aziendale. «Le quote hanno portato più donne nei consigli di amministrazione, ma non nella maggioranza dei casi ricoprono ruoli di controllo senza potere di indirizzo.
E sono le donne le prime a poter agire per cambiare la situazione. L’obiettivo è imparare a scommettere sui propri talenti e capacità, avere sufficiente fiducia da lanciarsi in ruoli di responsabilità. «L’obiettivo è ambizioso, è cambiare il modello» conclude Pogliana.
Valore D promuove la campagna per la parità salariale #nopaygap. Impegniamoci insieme per raggiungere questo obiettivo!
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