Save the Children ha diffuso oggi l’Atlante dell’infanzia a rischio, “Con gli occhi delle bambine”, in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza che si celebra il 20 novembre. Circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui già oggi è intrappolata 1 ragazza su 4. Sono questi alcuni dei dati presenti nella nuova pubblicazione.
Il gender gap ha le radici nell’infanzia e il nodo delle STEM
Gli effetti della pandemia in Italia rischiano di essere ancora più pesanti sulle bambine e sulle ragazze, che già scontano in prima persona un gap con i coetanei maschi che affonda le proprie radici proprio nell’infanzia. Un divario di genere che non accenna a ridursi, nonostante bambine e ragazze siano più brave dei loro coetanei a scuola, si mostrino più resilienti e cooperative, abbiano competenze maggiori in lettura e in italiano e arrivino a laurearsi più dei ragazzi (ottiene una laurea un terzo delle giovani, a fronte di solo un quinto dei giovani maschi).
Durante il loro percorso scolastico delle lacune nelle materie scientifiche che crescono via via, dovute a radicati stereotipi di genere. Così l’autosegregazione formativa diviene una gabbia. Questa elevata ‘specializzazione’ di genere nell’ambito delle competenze scolastiche si riverbera poi nella scelta dell’indirizzo di studio, che rafforza queste differenze, e di conseguenza della facoltà universitaria. Quando si iscrivono all’università, poche scelgono le facoltà in ambito scientifico-tecnologico, con solo il 16,5% delle giovani laureate tra i 25 e i 34 anni che ha conseguito il titolo in questo settore, a fronte di una percentuale più che doppia (37%) per i maschi.
Gli effetti sull’occupazione femminile
Questi divari di genere che si ripercuotono anche sul fronte occupazionale, con un tasso di mancata occupazione tra le 15-34enni che raggiunge il 33% contro il 27,2% dei giovani maschi, un dato comunque grave. L’istruzione resta un fattore che tutela il futuro delle ragazze, ma anche le giovani che conseguono la laurea stanno pagando cara la crisi: tra le neolaureate che hanno conseguito il titolo di primo livello nei primi sei mesi del 2019, solo il 62,4% ha trovato lavoro, con un calo di 10 punti percentuali rispetto al 2019.
“Occorre invertire la rotta per non scoraggiare le ragazze che sono oggi impegnate in un percorso educativo già ricco di ostacoli” commenta Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children. “È un rischio concreto, se solo si guardano i dati più recenti, come il calo del 2,7% dell’occupazione femminile, già storicamente tanto fragile in Italia, rispetto all’anno precedente, con una perdita secca di 264mila occupate.
Anche secondo Valore D è necessario ripartire dalle donne e dalle bambine con interventi e obiettivi precisi che riguardino sia il mondo del lavoro che i percorsi educativi all’interno delle scuole. Valore D infatti realizza in Italia il progetto internazionale InspirinGirls, insieme ai partner Eni, Intesa Sanpaolo e Snam, che porta nelle scuole medie storie di donne raccontate dalle protagoniste per incoraggiare le ragazze a seguire le proprie aspirazioni professionali, libere da stereotipi e pregiudizi di genere. Il progetto è arrivato in Italia nel 2017 e ad oggi le role model hanno incontrato 30.000 ragazzi in tutto il Paese.