Un’idea da sola non basta per avere successo. Avviare una nuova attività imprenditoriale significa entrare sul mercato e competere: la diversità e l’apporto della componente femminile in azienda, ancora carente in Italia, è però determinante per il successo.
Nel 2018 sono 9.306 le startup iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese e che oggi sono attive, secondo (dati Cerved) e la quota di donne presenti tra i soci di queste neonate aziende è tornata a crescere: sono il 19,2%, in aumento sul 17,9% nel 2017, con una decisa inversione di tendenza dopo tre anni.
Tuttavia oltre la metà delle startup non ha donne tra i propri soci: sono il 18,4%, una quota decisamente più bassa di quella che si osserva tra i soci delle Pmi (32%), ad esempio. Questo può dipendere, in parte, dalla maggiore propensione a intraprendere attività rischiose, come le startup innovative, da parte degli uomini. Ma la minor presenza, riscontrata in particolare in start up a vocazione tecnologica, si deve alla percentuale minore di donne formate in questo settore: è importante quindi incentivare le studentesse allo studio di materie Stem per riequilibrare le statistiche e favorire l’innovazione.
Un altro dato significativo è che, rispetto agli uomini, è maggiore la presenza di soci donna senza cariche nell’impresa. Frequentemente i soci delle startup innovative hanno anche cariche nel consiglio d’amministrazione della società: se la quota di soci-donne che hanno anche la carica di amministratore delegato è sostanzialmente in linea con quella degli uomini (14% contro 15%), è invece sensibilmente più alta la quota di soci donne che non ricoprono cariche (63% contro 56%).
Per concludere, oggi quasi il 58% delle startup innovative vede tra i soci di primo livello esclusivamente uomini. Viceversa, le imprese con una proprietà totalmente al femminile sono solo il 7% e quelle a maggioranza donne poco più del 10%.
«Ma la presenza femminile nelle startup è destinata a crescere – sostiene Claudia Pingue, general manager dell’incubatore PoliHub -. Non è solo una questione di pari opportunità, ma di competitività: la multiculturalità o la diversità di genere sono ingredienti fondamentali per lo sviluppo di una startup. È dimostrato: l’indice Kauffman ci dice che le donne sono più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità, caratteristiche necessarie per la buona riuscita della scale up. E sono anche più attente all’impatto sociale della loro impresa».