Strategia di Ursula von der Leyen: più donne ai vertici di aziende e istituzioni

La prima Commissione europea guidata da una donna torna alla carica sull’equilibrio di genere nei ruoli di responsabilità ai vertici delle aziende e delle istituzioni. Ursula von der Leyen ha deciso di rilanciare la proposta di legge che era stata presentata nel 2012 e che puntava ad avere almeno il 40% di donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate in Borsa (ad eccezione delle piccole e medie imprese), come riporta un articolo de La Stampa.

 

Obiettivo 50%

“La parità di genere è un principio-chiave dell’Ue, ma purtroppo non è la realtà” dice von der Leyen, che ha lanciato un Piano d’azione quinquennale da qui al 2025. La presidente tedesca affronta questo tema sin dal primo giorno del suo insediamento. Ora rilancia con la promessa di avere, entro la fine del suo mandato, il 50% dei ruoli di responsabilità all’interno della macchina burocratica Ue occupati da donne.

 

Il piano per la parità di genere

Il progetto della Commissione è però più ampio, punta a toccare diverse sfere. Adesempio, sottolinea che, in media, gli stipendi delle lavoratrici sono il 16% più bassi dei loro colleghi. E che solo l’8% dei ruoli di vertice delle principali aziende europee è occupato da donne.

 

 

“La nostra società – dice Vera Jourova, commissaria ai Valori e alla Trasparenza – sta attraversando transizioni importanti, dalla svolta verde al digitale, e dobbiamo assicurare che donne e uomini abbiano le stesse opportunità”.

A oggi – nota la Commissione – nessun Paese Ue ha raggiunto la piena parità di genere, i progressi sono lenti e “rimangono le differenze in termini di lavoro, salari e pensioni”. Per questo Bruxelles spinge per porre fine alle discriminazioni in busta paga e l’abbattimento delle barriere d’accesso al mercato del lavoro che ancora esistono.

Per il momento l’Ue ha deciso di non mettere sul tavolo provvedimenti legislativi, confidando nell’azione dei governi. Si è limitata a lanciare una consultazione pubblica sulla trasparenza salariale che però – assicura l’esecutivo europeo – “entro la fine del 2020 porterà all’adozione di misure obbligatorie”.

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