Come influenzano AI e automazione il lavoro delle donne? L’impatto della trasformazione digitale sul mercato occupazionale rischia di penalizzare le donne, stima il nuovo studio di McKinsey “The future of women at work: Transitions in the age of automation“.
Se da un lato l’era della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale cambierà profondamente il mondo del lavoro, facendo sparire professioni e creandone altre completamente nuove, dall’altro il saldo finale tra lavori persi e lavori creati potrebbe essere positivo solo nei paesi emergenti, con rischi maggiori per le donne, penalizzate dalla limitata rappresentanza nelle professioni ad alto contenuto tecnologico. Secondo lo studio “The future of women at work: Transitions in the age of automation” realizzato da McKinsey Global Institute (MGI), fra 40 milioni e 160 milioni di donne su scala globale (dal 7 al 24% delle occupate totali) dovranno spostarsi entro il 2030 verso ruoli che richiedono più competenze digitali e un adeguamento a una più diffusa automazione dei compiti.
Lo spostamento del lavoro: sfida al femminile
McKinsey ha tracciato i possibili scenari tra 10 anni in 10 economie che oggi rappresentano circa le metà della popolazione e il 60% del Pil mondiali: Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Canada, Uk, Germania, Francia, Sud Africa e Messico. In tutti e dieci i paesi studiati l’automazione potrebbe causare la perdita del lavoro per circa il 20% delle donne oggi occupate (107 milioni), contro il 21% degli uomini (163 milioni) entro il 2030.
La diversa distribuzione occupazionale rispetto agli uomini fa sì che siano soprattutto le donne a doversi attrezzare per vincere la sfida dei lavori che non spariscono ma si “spostano” per effetto di automazione e AI: il 52% di quelli oggi svolti dalle donne potrà ricadere in questa categoria, contro il 40% dei lavori degli uomini. Ma l’era dell’automazione e dell’AI potrà anche creare nuovi posti di lavoro per le donne: il 58% dei nuovi lavori creati per le donne nel 2030 si colloca in tre settori: sanità e assistenza sociale, manufacturing, e commercio (dettaglio e ingrosso).
Se i trend occupazionali attuali resteranno invariati, con le donne sottorappresentate nel settore tecnologico, nel mondo il 58% dei nuovi lavori andrà agli uomini e solo il 42% alle donne. Nei paesi occidentali, dove l’impatto dell’automazione sarà più forte, il saldo negativo tra lavori persi e creati sarà evitato solo puntando sui servizi professionali, scientifici e tecnici e le donne rischiano un allargamento del gender gap.
In ballo ci sono 150 milioni di nuovi posti di lavoro al 2030, secondo McKinsey, e solo l’impegno congiunto di governi, imprese e persone può spostare le percentuali con cui questi lavori saranno distribuiti nei diversi paesi del mondo.
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